Supplemento culturale di Oggimilazzo.it, giornale on-line registrato presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto n.77/2012 - Direttore responsabile: Rossana Franzone

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«Si custodiscono - rilegati in pergamena ma ancora in disordine e in pericolo di rapido deterioramento - importanti collezioni di documenti e manoscritti della più remota antichità, la più parte concernenti le varie attività amministrative: Corte Civile, Corte Giuratoria e "Insinue", cioè registrazioni di Atti notarili. Particolare interesse presentano i 12 volumi (più volte citati) della "Giuliana" del Notaro Parisi il quale, con pazienza certosina, vi sunteggiò - intorno al 1750 - gli Atti più importanti degli antichi Notari; le "Scritture" di D. Marco Cocuzza e il "Libro del Sindaco" con trascrizione di documenti preziosi. Tanta documentazione storica è stata finora pressocché ignorata dagli studiosi, e non soltanto da essi. Ci auguriamo che questo materiale, organicamente ordinato, possa costituire fonte di studio e di consultazione, divenendo nucleo prezioso di una civica biblioteca che non dovrebbe mancare in una cittadina di così splendide origini» (P. Giovanni Parisi T.O.R., S. Lucia e il "Melan" nel mito e nella storia, Tip. "S. Cuore", S. Lucia del Mela 1973, pagg. 385-386).

lunedì 25 marzo 2013

Risale al 1791 il panno giuratorio della Cattedrale



Del panno giuratorio esposto nella Cattadrale, sopra gli antichi stalli lignei riservati agli amministratori comunali ed eseguiti da anonimo ebanista nel 1749, si è espressa recentemente la dott.ssa Elvira D’Amico, storica dell’arte nonché dirigente presso la Sovrintendenza di Palermo, descrivendo l’elegante coltre - da qualche storico locale datata al Settecento - nell’ambito di un saggio apparso nel n. 6 (dicembre 2012) della rivista dell’Osservatorio delle Arti Decorative in Italia (Oadi) “Maria Accascina”. Eccone un estratto: «alla cattedrale luciese si conserva ancora in discreto stato conservativo un panno in velluto cremisi con l’aquila reale borbonica e ai lati entro due scudi le figure dei santi protettori, ricamati a riporto. Il drappo (…)  testimonia (…) simbolicamente, nell’importante centro demaniale ed ecclesiale dell’entroterra milazzese, la stretta connessione tra i massimi poteri del tempo».

Il drappo si presenta oggi con non poche lacerazioni che interessano tanto la cornice quanto le figure, non consentendo così di decifrare con certezza quelle ai lati dell’aquila reale, che sembrano riferirsi alle sante Agata e Lucia. Un inedito documento d’archivio, rinvenuto nell’Archivio Storico comunale dall’amico prof. Franco Biviano, che si ringrazia per la cortese segnalazione, consente adesso di saperne di più su questa pregevole testimonianza artistica. Si tratta di un preventivo di spesa, redatto dal «maestro sartore» luciese Paolo Leo, che si riferisce proprio al manufatto della Cattedrale. Ne fanno fede infatti tanto il colore quanto il richiamo alla cornice ed alla raffigurazione dello stemma reale, sebbene manchi quello alle sante protettrici. Eccone la trascrizione:

«Dice e riferisce esso relatore sartore (…) qualmente per farsi una cultra che serve di spallera al banco giuratorio vi abbisogna l’infrascritta spesa cioè:
- per canni otto di velluto cremisi di seta ad onze tre et tarì 20 canna sono, onze 29.26;
- eppiù per fotera tela canni setti a tarì 6 canna sono, onze 1.12;
- eppiù per roccamo per lo stemma reale, onze 4;
- eppiù per roccamo attorno alla sudetta cultra, onze 3;
- maestria e seta, onze 1.
In tutto, onze 39.8» (Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Libro degli Atti dei Giurati, anno 1790/95, f 340r).

Cenni sulla coltre della Cattedrale – opera dell’artigianato luciese realizzata dunque nel 1791 - sono contenuti anche in un altro documento d’archivio (stesso volume di cui sopra, ff. 1.179 e segg), da cui si evince che in data 18 giugno 1791 gli amministratori comunali don Giuseppe Galluppi, don Silvestro Pulejo, don Giovanni Sisilli e don Francesco Cocuzza Cuzzaniti inoltrarono istanza al vicerè Principe di Caramanico al fine di poter stanziare 41 onze e 12 tarì «per la formazione del Panno Giuratorio, avendosi l’antico fatto lacero». La risposta viceregia giunse il successivo 4 agosto, con un dispaccio in cui si ordinava l’acquisizione di un nuovo preventivo più economico, prevedendo altresì la vendita della vecchia coltre, «per ricavarsi qualche somma in vantaggio dell’Università (Comune, ndr)». I suddetti amministratori comunali (cosiddetti giurati) diedero dunque seguito al dispaccio viceregio e, di comune accordo col sindaco don Filippo Neri Impò e col regio pro conservatore don Vincenzo Schepisi Cocuzza, richiesero al sarto luciese Paolo Leo il preventivo di spesa di cui sopra, che ascendeva a poco meno di 40 onze, ricevendo così il placet del Principe di Caramanico. Non riuscirono però a collocare il vecchio panno giuratorio, rimasto invenduto. Così avrebbero scritto all’autorità viceregia nel novembre 1791: «abbiam procurato di vendersi il vecchio, ma siccome non fu ricercato da niuno, così abbiam pensato, se l’Eccellenza Vostra lo giudica, di situarlo nella Casa Giuratoria per spalliera deì due ritratti de’ nostri Sovrani (Dio Guardi)». Una proposta che fu accolta dal vicerè.  



 



domenica 24 marzo 2013

Francesco Jannelli, pittore misterioso.



Un’inedita notizia d’archivio che giunge a poche settimane dal convegno sul pittore Filippo Jannelli programmato a Barcellona Pozzo di Gotto (Auditorium S. Vito, domenica 7 aprile, ore 18,00), conferenza  cui prenderanno la parola gli storici dell’arte Gioacchino Barbera ed Antonino Bilardo, oltre agli amici Franco Biviano, Tiziana Parisi, Santo Arizzi e Andrea Italiano, quest’ultimo presidente della Pro Loco “A. Manganaro”. Dal volume 1707/11 degli Atti dei Giurati custoditi presso l’Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela emerge infatti il nominativo di un terzo pittore Jannelli, Francesco, che si affianca così ai già noti Filippo e Giovanni Andrea, verisimilmente parenti del Nostro, al quale nel 1706 gli amministratori comunali luciesi commissionarono una pianta di S. Lucia, verisimilmente un’incisione, da inserirsi, unitamente ad una parte descrittiva sulle «prerogative antiche e moderne» della cittadina, nell’opera in corso di pubblicazione intitolata Theatrum Siculum, redatta a cura del giurista palermitano Giovanni Brancaccio (1643-?).

Purtroppo, malgrado ricerche eseguite anche attraverso il sito internet del Servizio Bibliografico Nazionale, pare che l’opera del Brancaccio - autore molto legato al Mongitore (scrisse peraltro qualche pagina d’appendice della celebre Bibliotheca Sicula) - non sia mai stata pubblicata, rendendo così non rintracciabile la pianta e lo stile del pittore Francesco Jannelli, il quale merita comunque un nuovo filone di ricerche, tanto più che potrebbe trattarsi di parente, forse un figlio, del più noto Filippo.

Di seguito si pubblicano i due mandati di pagamento da cui emerge l’inedita notizia d’archivio:
«Pagate a Francesco Iannelli Pittore tarì dodeci per haveri dipinto questa Città mandata al D.r Giovanni Brancaccio in Palermo per mandarla alle stampe ad effetto di metterla all’opera nuova nomata Theatrum Siculum, per esservi fatti buoni nell’esito di Vostri conti dal detto d’Iannelli ricupererete atto pubblico di confessione in S.ta Lucia 16 luglio 1706, dico onze 0.12» (Atti dei Giurati, vol. 1707/11, f. 204 r).

«Pagate a Francesco Oliveri onze 12, tarì 4 e grana 16 per haverli cambiato nella Città di Palermo al D.r D. Giovanni Brancaccio cioè onze 10 per fare mettere la Piangia di questa Città colle descrizioni delle Prerocative antiche e moderne nella opera intitolata Theatrum Siculum quale opera si sta stampando, ed onze una e tarì 12 date a detto di Mong.e [Mongitore?, ndr] ad effetto di dovere consegnare due tomi di libri a Noi Giurati (…) S. Lucia 25 luglio 1706» (Atti dei Giurati, vol. 1707/11, f. 204 v).