Supplemento culturale di Oggimilazzo.it, giornale on-line registrato presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto n.77/2012 - Direttore responsabile: Rossana Franzone

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«Si custodiscono - rilegati in pergamena ma ancora in disordine e in pericolo di rapido deterioramento - importanti collezioni di documenti e manoscritti della più remota antichità, la più parte concernenti le varie attività amministrative: Corte Civile, Corte Giuratoria e "Insinue", cioè registrazioni di Atti notarili. Particolare interesse presentano i 12 volumi (più volte citati) della "Giuliana" del Notaro Parisi il quale, con pazienza certosina, vi sunteggiò - intorno al 1750 - gli Atti più importanti degli antichi Notari; le "Scritture" di D. Marco Cocuzza e il "Libro del Sindaco" con trascrizione di documenti preziosi. Tanta documentazione storica è stata finora pressocché ignorata dagli studiosi, e non soltanto da essi. Ci auguriamo che questo materiale, organicamente ordinato, possa costituire fonte di studio e di consultazione, divenendo nucleo prezioso di una civica biblioteca che non dovrebbe mancare in una cittadina di così splendide origini» (P. Giovanni Parisi T.O.R., S. Lucia e il "Melan" nel mito e nella storia, Tip. "S. Cuore", S. Lucia del Mela 1973, pagg. 385-386).

lunedì 25 marzo 2013

Risale al 1791 il panno giuratorio della Cattedrale



Del panno giuratorio esposto nella Cattadrale, sopra gli antichi stalli lignei riservati agli amministratori comunali ed eseguiti da anonimo ebanista nel 1749, si è espressa recentemente la dott.ssa Elvira D’Amico, storica dell’arte nonché dirigente presso la Sovrintendenza di Palermo, descrivendo l’elegante coltre - da qualche storico locale datata al Settecento - nell’ambito di un saggio apparso nel n. 6 (dicembre 2012) della rivista dell’Osservatorio delle Arti Decorative in Italia (Oadi) “Maria Accascina”. Eccone un estratto: «alla cattedrale luciese si conserva ancora in discreto stato conservativo un panno in velluto cremisi con l’aquila reale borbonica e ai lati entro due scudi le figure dei santi protettori, ricamati a riporto. Il drappo (…)  testimonia (…) simbolicamente, nell’importante centro demaniale ed ecclesiale dell’entroterra milazzese, la stretta connessione tra i massimi poteri del tempo».

Il drappo si presenta oggi con non poche lacerazioni che interessano tanto la cornice quanto le figure, non consentendo così di decifrare con certezza quelle ai lati dell’aquila reale, che sembrano riferirsi alle sante Agata e Lucia. Un inedito documento d’archivio, rinvenuto nell’Archivio Storico comunale dall’amico prof. Franco Biviano, che si ringrazia per la cortese segnalazione, consente adesso di saperne di più su questa pregevole testimonianza artistica. Si tratta di un preventivo di spesa, redatto dal «maestro sartore» luciese Paolo Leo, che si riferisce proprio al manufatto della Cattedrale. Ne fanno fede infatti tanto il colore quanto il richiamo alla cornice ed alla raffigurazione dello stemma reale, sebbene manchi quello alle sante protettrici. Eccone la trascrizione:

«Dice e riferisce esso relatore sartore (…) qualmente per farsi una cultra che serve di spallera al banco giuratorio vi abbisogna l’infrascritta spesa cioè:
- per canni otto di velluto cremisi di seta ad onze tre et tarì 20 canna sono, onze 29.26;
- eppiù per fotera tela canni setti a tarì 6 canna sono, onze 1.12;
- eppiù per roccamo per lo stemma reale, onze 4;
- eppiù per roccamo attorno alla sudetta cultra, onze 3;
- maestria e seta, onze 1.
In tutto, onze 39.8» (Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Libro degli Atti dei Giurati, anno 1790/95, f 340r).

Cenni sulla coltre della Cattedrale – opera dell’artigianato luciese realizzata dunque nel 1791 - sono contenuti anche in un altro documento d’archivio (stesso volume di cui sopra, ff. 1.179 e segg), da cui si evince che in data 18 giugno 1791 gli amministratori comunali don Giuseppe Galluppi, don Silvestro Pulejo, don Giovanni Sisilli e don Francesco Cocuzza Cuzzaniti inoltrarono istanza al vicerè Principe di Caramanico al fine di poter stanziare 41 onze e 12 tarì «per la formazione del Panno Giuratorio, avendosi l’antico fatto lacero». La risposta viceregia giunse il successivo 4 agosto, con un dispaccio in cui si ordinava l’acquisizione di un nuovo preventivo più economico, prevedendo altresì la vendita della vecchia coltre, «per ricavarsi qualche somma in vantaggio dell’Università (Comune, ndr)». I suddetti amministratori comunali (cosiddetti giurati) diedero dunque seguito al dispaccio viceregio e, di comune accordo col sindaco don Filippo Neri Impò e col regio pro conservatore don Vincenzo Schepisi Cocuzza, richiesero al sarto luciese Paolo Leo il preventivo di spesa di cui sopra, che ascendeva a poco meno di 40 onze, ricevendo così il placet del Principe di Caramanico. Non riuscirono però a collocare il vecchio panno giuratorio, rimasto invenduto. Così avrebbero scritto all’autorità viceregia nel novembre 1791: «abbiam procurato di vendersi il vecchio, ma siccome non fu ricercato da niuno, così abbiam pensato, se l’Eccellenza Vostra lo giudica, di situarlo nella Casa Giuratoria per spalliera deì due ritratti de’ nostri Sovrani (Dio Guardi)». Una proposta che fu accolta dal vicerè.  



 



domenica 24 marzo 2013

Francesco Jannelli, pittore misterioso.



Un’inedita notizia d’archivio che giunge a poche settimane dal convegno sul pittore Filippo Jannelli programmato a Barcellona Pozzo di Gotto (Auditorium S. Vito, domenica 7 aprile, ore 18,00), conferenza  cui prenderanno la parola gli storici dell’arte Gioacchino Barbera ed Antonino Bilardo, oltre agli amici Franco Biviano, Tiziana Parisi, Santo Arizzi e Andrea Italiano, quest’ultimo presidente della Pro Loco “A. Manganaro”. Dal volume 1707/11 degli Atti dei Giurati custoditi presso l’Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela emerge infatti il nominativo di un terzo pittore Jannelli, Francesco, che si affianca così ai già noti Filippo e Giovanni Andrea, verisimilmente parenti del Nostro, al quale nel 1706 gli amministratori comunali luciesi commissionarono una pianta di S. Lucia, verisimilmente un’incisione, da inserirsi, unitamente ad una parte descrittiva sulle «prerogative antiche e moderne» della cittadina, nell’opera in corso di pubblicazione intitolata Theatrum Siculum, redatta a cura del giurista palermitano Giovanni Brancaccio (1643-?).

Purtroppo, malgrado ricerche eseguite anche attraverso il sito internet del Servizio Bibliografico Nazionale, pare che l’opera del Brancaccio - autore molto legato al Mongitore (scrisse peraltro qualche pagina d’appendice della celebre Bibliotheca Sicula) - non sia mai stata pubblicata, rendendo così non rintracciabile la pianta e lo stile del pittore Francesco Jannelli, il quale merita comunque un nuovo filone di ricerche, tanto più che potrebbe trattarsi di parente, forse un figlio, del più noto Filippo.

Di seguito si pubblicano i due mandati di pagamento da cui emerge l’inedita notizia d’archivio:
«Pagate a Francesco Iannelli Pittore tarì dodeci per haveri dipinto questa Città mandata al D.r Giovanni Brancaccio in Palermo per mandarla alle stampe ad effetto di metterla all’opera nuova nomata Theatrum Siculum, per esservi fatti buoni nell’esito di Vostri conti dal detto d’Iannelli ricupererete atto pubblico di confessione in S.ta Lucia 16 luglio 1706, dico onze 0.12» (Atti dei Giurati, vol. 1707/11, f. 204 r).

«Pagate a Francesco Oliveri onze 12, tarì 4 e grana 16 per haverli cambiato nella Città di Palermo al D.r D. Giovanni Brancaccio cioè onze 10 per fare mettere la Piangia di questa Città colle descrizioni delle Prerocative antiche e moderne nella opera intitolata Theatrum Siculum quale opera si sta stampando, ed onze una e tarì 12 date a detto di Mong.e [Mongitore?, ndr] ad effetto di dovere consegnare due tomi di libri a Noi Giurati (…) S. Lucia 25 luglio 1706» (Atti dei Giurati, vol. 1707/11, f. 204 v).






martedì 4 dicembre 2012

Il culto di S. Barbara a S. Lucia del Mela




Si venerava dalle monache nell’antica Badia oggi non più esistente. Nel febbraio 1621 gli amministratori comunali emettevano il seguente mandato di pagamento col quale erogavano un'onza di contributo per consentire l'acquisto della "imagine di Santa Barbara", il cui costo totale ammontava a 12 onze.


(a cura di Santo Arizzi e Massimo Tricamo)

Die primo februarij IV Ind. 1621

Noi giurati di questa Università di Santa Lucia dicemo et ordinamo a voi Francesco Cucuza thesoriero di essa che dello denaro pervenuto et da perveniri in vostro potere pagati a don Bernardino Miluni procuratore del monasterio di S.to Antonino di donne li quali ci li damo per aiuto et subsidio di haversi accattato la imagine di Santa Barbara la quali immagine si accattao da unzi dudici e la sopra detta onzi 1 è per aiuto et subsidio come dicimo di somma e per esseri fatti boni in vostri conti da essa recevereti atto publico di confessioni dicimo, onze una.

Don Gioseppi Pagano sindaco
Iacopo Sibilla
Paolo Guidotti
Vitturino Patti

[Archivio Comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1618-1621 vol. 3, f. 813v]

domenica 25 novembre 2012

Jacopo del Duca menzionato dalla "Giuliana Parisi" nel 1596


Un atto notarile di cui ci è giunto un breve sunto - grazie alla meritoria opera di Giuseppe Parisi, che intorno alla metà del Settecento sunteggiò con certosina pazienza gli atti dei notai defunti - consente di saperne di più sul rapporto che legava Jacopo Del Duca a S. Lucia del Mela. Nel 1596 l’allievo di Michelangelo coadiuvò i soggetti preposti alla gestione dei cantieri delle fortificazioni luciesi (i cosiddetti “deputati delle fabbriche”) nella scelta, eseguita unitamente agli amministratori comunali (giurati), di uno scalpellino cui sarebbe stata affidata la stima di «pietre di qualsivoglia spezie». Il documento attesta dunque la presenza di Jacopo Del Duca a S. Lucia, dove l’ingegnere pare fosse di casa: intorno al 1591 aveva infatti progettato la Cattedrale e offerto una consulenza per l’acquedotto civico.

La presenza di Del Duca a S. Lucia nel 1596, quattro anni dopo l’avvio del cantiere della Cattedrale, rafforza dunque l’ipotesi secondo la quale, almeno nelle prime fasi, sarebbe stato attuato il progetto dell’allievo di Michelangelo, poi snaturato verisimilmente dalla morte dello stesso ingegnere nel 1600 e dalle continue carenze di fondi che rallentavano non poco l’innalzamento dell’edificio religioso.

Resta da chiarire chi abbia portato a compimento l’opera, visto che la memoria che attribuiva la paternità progettuale della Cattedrale a Vincenzo Feriati risulta sempre più infondata. Non solo perché fa risalire erroneamente l’avvio del cantiere al 1607, ma anche perché, sulla base di recenti indagini archivistiche condotte dallo scrivente a proposito del vicino Palazzo Vescovile, sembra che l’anonimo redattore della stessa memoria - compilata intorno all’inizio dell’Ottocento tra gli ultimi fogli (f. 103) di una più antica “Giuliana della Cattedrale” e rinvenuta da mons. Salvatore Cambria nel 1935 - abbia fatto confusione col contratto d’appalto del Palazzo Vescovile, stipulato in notar Fulco l’1 dicembre 1607; palazzo costruito proprio da mastro Vincenzo Feriati. Risulta difatti improbabile che lo stesso appaltatore abbia stipulato 12 giorni dopo, presso il medesimo notaio, un altro contratto d’appalto per la fabbrica della Cattedrale, i cui lavori peraltro non ebbero inizio nel 1607, come riportato nella memoria, bensì verso il 1592.

Atto di elezione di esperto fatto per Tommaso Paolillo, Giovanni Filippo Pagano, Proccuradori delle fabriche, collo intervento di mastro Giacomo lo Duca Ingegniere messinese, presente, e pelli magnifici Tommaso Patti, Vincenzo Flaccomio e Giovanni Guglielmo di Amico Giurati di questa, fatto in persona di mastro Carlo di Arcangelo mastro di scolpire pietre, et ut dicitur scarpellatore e pirriatore per vedere e stimare tutte le pietre di qualsivoglia spezie; e come per atti sudetti sotto li 11 Febrajo 1596 del bastardello dell’anno 1585 e 1586 [refuso, 1595 e 1596, ndr] al foglio 389 [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Giuliana Parisi, notaio Coletta la Mendolia, vol. II, f. 228 r]






 La «memoria cavata da monumenti antichi» nella trascrizione di mons. Cambria (Il Servo di Dio Mons. Antonio Franco, Palermo 1977, pag. 67).

mercoledì 14 novembre 2012

La concessione edilizia rilasciata dal Comune per la costruzione del Palazzo Vescovile (1607)




Risale all’agosto 1607 la concessione edilizia rilasciata dai giurati (gli amministratori comunali del tempo) al fine di fabbricare il Palazzo Vescovile. Beneficiario del provvedimento fu mons. Simone Rao, il Cappellano Maggiore del Regno di Sicilia che ottenne per sé e per i suoi successori il diritto di costruire l’edificio, previo pagamento di un canone annuale (4 tarì) da corrispondere in perpetuo al Comune di S. Lucia.

Il terreno oggetto di concessione era ubicato in località « Piazza» (Platea nel documento, ghiàzza per dirla coi Luciesi) o «Fonte dell’Acqua». Il provvedimento, finalizzato alla costruzione di un grande fabbricato («domum magnam») e rilasciato in presenza e col consenso di undici cittadini appositamente convocati dai giurati, impegnava mons. Rao a costruire anche la strada dove sorgeva la casa di Giuseppe Longo, in città soprannominato Faciòla.

L’esecuzione dei lavori, come si evince da un’annotazione riportata nella Giuliana Parisi (tomo VI, notaio Fulco, ff. 302 r e v), fu affidata all’appaltatore Vincenzo Feriati di Novara di Sicilia, col quale il Rao stipulò apposito contratto il primo dicembre 1607, tre mesi dopo la data della concessione edilizia. Non sappiamo chi sia stato il progettista dello storico edificio, forse lo stesso mastro Vincenzo, il quale verisimilmente era parente dell’altro Feriati, Filippo, che nel 1615 disegnò il prospetto dell’edificio ormai terminato.


Di seguito la trascrizione del documento d'archivio (un affettuoso ringraziamento al prof. Franco Biviano per la preziosissima consulenza, attraverso la quale è stato possibile decifrare alcuni termini oscuri allo scrivente).

Die 27 augusti V Ind. 1607

Magnifici Iohannes Dominicus Crisafius Iohannes Andreas Trovatus et Franciscus Flaccomius iurati universitatis S.te Lucie presentes cogniti etc. atendentes ad comodum et decoro universitatis preditte terre vi presentis et omni meliori modo etc. concesserunt et concedunt Reverendissimo domino don Simoni Rao regio maiori cappellano terra preditte presenti *** S.te Lucie locum sive spacium terreni vacui existentes [sic per "existentis"] intus dittam terram ut dicitur della acqua platea ditte terre incipiendo silicet della cantonera dovi al presenti è lo botisco della acqua a corda tirata di alto a baxio inseme con lo piano della strata collaterali a ditto botisco con patto tamen che detto Reverendissimo don di Rao sia obligato fari la strata dovi è al presenti la casa di Gioseppi Longo alias faxiola ad effectum frabicandi domum magniam pro comodo ditti Reverendissimi domini don Simonis Rao et eius successorum cum onere solvendi ditte universitati tarenos quatuor singulo anno in perpetuum a qua [sic per "ad quam"] concessionem devenerunt cum consensu et voluntate infrascrittorum civium et adiunctorum congregatorum presentium et congnitorum *** silicet Marius Antoninus Carrozza Vincenctius Flaccomi don Antoninus Puleio Iacobus Sibilla Antoninus Gregorius Domicius Iohannes Marie Stefanus Stravoticari Antoninus Pagano quondam Iohannes Andre Ioseph Longo Philippus Liporino et Constantinus de Paula laudantium et consencienctium promittentes ipsi Iurati Iuratorjis nominibus locum ipsum defendere ab omni molestia etc. unde etc. Iure proprietatis et omni alio meliori modo etc. [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1606/10 vol. 1, f. 308r]






lunedì 12 novembre 2012

L’infinito cantiere della Cattedrale: mezzo secolo di lavori (1592-1642)






Due ulteriori deliberazioni del consiglio comunale, adottate rispettivamente nel 1616 e nel 1622, documentano quanto siano stati travagliati i lavori di costruzione della Cattedrale. Un travaglio connesso alla penuria di finanziamenti, segno evidente che l’introito della gabella imposta sulle sete nel 1588, proprio per favorire i lavori di ampliamento della vecchia matrice, venne ad un certo punto distratto a favore di altre necessità cui doveva far fronte il bilancio comunale. Ne conseguì un notevole rallentamento dei lavori in cantiere, tanto che nel 1622 erano ormai trascorsi «piò di trenta anni» dalla posa della prima pietra senza che si fosse giunti al completamento dei lavori medesimi, tutt’altro che a buon punto se vent’anni dopo (1642) si provvedeva ancora al trasporto di una delle 12 colonne delle navate. 

Un cantiere durato mezzo secolo e forse più, anche se il riferimento temporale di cui sopra (più di trent’anni) risulta errato: i lavori iniziarono infatti non prima del 1592. A causare tanta lungaggine gli storni di fondi a favore di altre priorità: uno di tali storni, risalente al 1611 e registrato negli Atti dei Giurati, è attestato anche dallo storico luciese mons. Salvatore Cambria nella sua opera - pubblicata nel 1977 - incentrata sul Beato Antonio Franco.

Lungaggini che causarono non pochi disagi ai fedeli, i quali partecipavano alle funzioni in un vero e proprio cantiere aperto. Nel 1622 le messe si celebravano in una Cattedrale che si «retrova[va] in parte dirupata, di manera che con molta scommodità si celebra[va]no li offitij divini». Una chiesa che tuttavia «in parte» era agibile, tanto da potersi suonare persino l’organo: mandati di pagamento documentano infatti, tanto nel 1615 quanto nel 1622, le retribuzioni periodiche al soggetto preposto a «dare il vento all’organo della matrici ecclesia», ossia ad azionarne il mantice (cfr. Corte Giuratoria, 1613/18 vol. 2, f. 537v e 1621/26 vol. 1, f. 23r). Lo stesso organo che nel 1633, come ricordato in precedenza, sarebbe stato gravemente danneggiato da una giornata di forte vento, complice il mancato completamento delle opere murarie, visto che la Cattedrale - così si legge in un mandato di pagamento emesso il 27 febbraio di quell’anno - era ancora “smorata”. Dalle ricerche d’archivio è emerso inoltre che nel marzo 1621 la tribuna della Cattedrale era ancora sprovvista di coperture, ragion per cui fu necessario dotarla di una copertura lignea provvisoria.




Le ricerche d’archivio non hanno invece svelato nulla su quel mastro Vincenzo Ferriato citato nella poco attendibile memoria rinvenuta nel 1935 da mons. Cambria ed annotata tra i fogli della «Giuliana della Cattedrale», manoscritto oggi custodito nell’archivio della Curia (Palazzo Vescovile). Di lui sappiamo che nel dicembre 1607 si aggiudicò i lavori di edificazione del Palazzo Vescovile. Ne fa fede questa annotazione leggibile al tomo VI della Giuliana Parisi (notaio Fulco, ff. 302 r e v):

«Fabrica di questo Palazzo Abaziale fatta da mastro Vincenzo Feriati della Terra della Novara, a commissione del Reverendissimo D. Simone // Rao Prelato in questa vedila per atti suddetti sotto il primo xbre VI Ind. 1607 al foglio 186 del registro minute dell’anno 1607 e 1608».

L’appaltatore appena citato non va confuso con il «mastro fabbricatore» Filippo Ferriato (o Feriati), autore del disegno redatto nel 1615 e raffigurante il prospetto dello stesso Palazzo Vescovile. Quel mastro Filippo, che nel febbraio 1616 si aggiudicò la gara d’appalto, esperita con il metodo di estinzione delle candele vergini, relativa ad un lotto dei lavori di costruzione del nuovo edificio carcerario, prevalendo su mastro Girolamo Bartuccio, impegnato nel 1622 nei lavori di manutenzione del civico acquedotto (cfr. Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, f. 82r). Nuovo edificio carcerario che venne innalzato in sostituzione del vecchio, abbattuto intorno al 1609 per far posto alla costruenda Cattedrale, la quale occupò anche l’area su cui prima si innalzava la casa sprovvista di tetto di Paolo Guidotto. Ne fa fede questa annotazione leggibile nella Giuliana Parisi, da cui si evince che tale casa venne acquistata nel 1594 coi proventi della gabella della seta, destinati proprio alla fabbrica della Matrice (Archivio Storico S. Lucia del Mela, notaio Coletta La Mendolia, vol. 2 bastardelli, anno 1594, n. 3309, f. 219):

«Vendizione - Paolo Guidotto colla promessa de ratho per sua moglie, e figli, in publico vendette a questa Magior Chiesa, sotto titolo di S.ta Lucia, e per essa a Pietro Pagano come Procuratore della medesima un casaleno nuovo, senza tetto, posto in questa nella contrada della Piazza, seu Fonte dell’Acqua, quello istesso che il medesimo di Guidotto comprò da Bartolomeo e Mariano Milone, dierum pel prezo di onze 33 ex patto etc.; quali doveansi dette onze 33 soddisfare da Ottavio Carroza come gabelloto della gabella della seta, colla promessa della difesa, ed per atti sudetti sotto li 3 detto al foglio 19 retro».

Tornando a mastro Filippo Feriati, lo ritroviamo ancora in attività nel nuovo carcere nell’agosto 1622 in due occasioni: per la stima di un muro di confine tra lo stesso carcere e la casa di Biagio Milazzo e per una copertura eseguita per riparare i prigionieri dalle piogge (cfr. Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, ff. 64v - 82v e 83r). Nel 1624 si aggiudicò invece l’appalto per i lavori di costruzione della «Venerabile Chiesa di S. Filippo». Eccone la notizia, registrata al terzo tomo della Giuliana Parisi (notaio Lombardo, f. 550r):

«Liberazione (aggiudicazione, ndr) delle fabriche della Venerabile Chiesa di S. Filippo, territorio di questa, liberata da questo Regio Segreto Dr. D. Rocco Antonio Stilo in persona di Mastro Filippo Feriati, vedi per atti suddetti sotto li 10 marzo VII Ind. 1624 al foglio 402 del Bastardello dell’anno 1623 e 1624».

Con la suddetta delibera del 1622 furono dunque destinati nuovi fondi alla costruzione della Cattedrale. In verità si trattò di poche decine di onze, frutto delle sanzioni (ancora da introitare) comminate in passato ai giurati dall’autorità superiore («maestro giurato») per alcune irregolarità commesse nel corso del mandato. Una delibera che riproponeva sostanzialmente il contenuto di altra adottata il 4 aprile 1616, ma probabilmente rimasta lettera morta.


Fonti archivistiche:

Die 4 aprilis 14 Ind. 1616

Preposta di consiglio fanno li magnifici Marco Antonio Pagano Francesco Carrozza Antonino Pagano et Vincenzo Andrea Trovato giurati di questa città di S.ta Lucia promulgato prius bando per loca solita et consueta ditta Civitatis qualiter pro Hyeronimum Aliberto publicum preconem

La chiamata di voi altri gintilhomini et honorati citatini è stata perché dalli procuratore della maggiore ecclesia di questa Università havendone fatto piò volte istanza che l’havessimo dato alcuna elemosina per possere fabricare detta ecclesia et non havendo possuto da per noi dare la sudetta elemosina senza haver licencia di Sua Eccellenza et Real Patrimonio supplichiamo perciò Sua Eccellenza et Real Patrimonio che essendo // la suddetta ecclesia disfatta si incomenzao di novo a fabricare et ingrandire et per non havere havuto il dinaro necessario non si ha possuto finire detta fabbrica il che chiaramente si vedi del che ottenimo lettere di Sua Eccellenza che si congreghi consiglio et si *** la detta necessità perciò procenderni conforme a detti lettere recognoxendo la necessità di detta ecclesia per essere incapace che nelli giorni di festi la maggior parte del populo non entra in detta ecclesia nelle messe sollenne per non essere capace et anco per non restare la detta fabrica infinita havemo congregato li VV. SS. et honorati citatini che supra ciò diano il suo voto et parere.

Don Paulo Pagano Sindaco et procuratore di essa città dice che per essere la maggiore ecclesia di questa Università Cappella Regia et cossì disfatta et havendosi a piò tempo incomenzato la fabrica di detta ecclesia per la incapacità che tene che chiaramente *** *** in questa quadragesima prossima passata per lo piò il populo di questa Università per non essere capace la detta ecclesia ha restato di non sentire li predichj et officij divini et perciò per dare fine alla detta fabrica incomenzata et per ampliare la sudetta ecclesia cossì per decoro del culto divino come anco per salute delle anime di questa Università tanto piò essendo cappella di Sua Maestà dice che per hora sinci diano li debiti che deve havere essa Università delle intaulaturi et condenni fatti per li mastri giurati insino al presente quali // sonno alla somma di onze 78.27.16 delli infrascritti personi videlicet (…).

Eodem
Fuit conclusum supra dittum colloquium cum voto et parere don Pauli Pagano sindaci [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1613/18 vol. 2, ff. 446v e segg.]


Die 20 novembris 6a Ind. 1622

Consiglio detempto per li spettabili Francesco Cucuzza Thomaso Campagna et Antonino Pagano giurati di questa Città di S.ta Lucia promulgato prius banno per loca solita et consueta ditta civitatis qualiter (?) Hieronimus Aliberto publicum preconem unde.

Imperochè la maggiore ecclesia di questa Città Cappella Regia per essere angusta et incapace di genti per la antiquità che è stata fatta ad effetto di haversi ad ingrandire si incomenzao ad fabricare a piò di anni trenta in qua et hoggi non può proseguire detta fabrica e si retrova in parte dirupata di manera che con molto scommodità si celebrano li offitij divini et per tal causa la maggiore parte delli populi lasciano intendire li officij divini et essendo detta matrici ecclesia povera che a soi dispesi non è // possibile fabbricarsi essendosi necessaria di molta somma di dinari per la fabrica di detta ecclesia reconoscendo li giurati nostri predecessori tali evidenti necessità supplicano Sua Altezza Serenissima et Real Patrimonio se li dassiro pro modo per agiuto di detta fabrica li debiti di condenni di malo expensione di giurati di questa città che pro tempore sonno stati condennati dalli mastri giurati insino al presente per servitio del culto et per potere li citatini andare in quella et vedere li offitij divini et fu per Sua Altezza Serenissima et Real Patrimonio provisto che detenessimo consiglio et quello concluso lo trasmetteriamo per la confirma et per renderni conforme a detti lettere havemo fatto congregare loro et honorati citatini che supra ciò ne diano lo suo voto e parere.

Gioseppi Monforti sindaco et procuratore di detta Città dice che per essere la detta maggiore ecclesia cossì incapace angusta et disfatta et per essere poverissima essendo di gran necessità haversi ad ingrandire per potere le populi intendire li offici divini come anco per decoro del culto divino sinci diano pro modo ditti li debiti che si devono a questa Città dependenti di condenni fatti a giurati di mala expensione insino al presente et anco du altri debiti *** *** uno di onze 22 quali dovea lo quondam Petro Monastra olim collettore e per non havere dato plegeria foro condannati a pagarlo li giurati de quel tempo et altro debito del quondam Mario Cassisi olim gabelloto di onze 20 del quale anno ni foro condennati li giurati per non havere fatto dare plegeria et che per la exigenza // di detti debiti habbia cura lo procuratore della fabrica della maggiore eclesia et essendo don Santoro di Paula procuratore di detta fabrica quali è al presente li dinari che si exigeranno *** in suo potere et si spendano pro mano sua con polesa delli giurati che sarranno pro tempore per la fabrica di detta ecclesia et non per altra causa et ni vedano lo conto essi spettabili giurati et casu che detto don Santoro fosse remosso da procuratore o per altra causa non amministrasse piò detta procura che li giurati che sarranno in quel tempo eligano persona sufficiente a loro ben vista allo quali si habbiano di depositari li dinari di detti debiti et espendersi come di sopra et questo è lu suo voto et parere.

Eodem
(…) Fuit conclusum supra dittum colloquium cum voto et parere Ioseph Monforti sindaci nemine discrepante [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, ff. 229r e segg.]


Die 14 eiusdem [febbraio 14 Ind. 1616, ndr]

Li magnifici Marco Antonio Pagano Antonino Pagano et Vincenzo Andrea Trovato mettino alla candela li frabici delli carcerij li mastrij tantum con haverli ad finire fra mesi due da contarsi di hoggi inante non mancando però per atratto con lo atratto in pede et li damusi si habbiano di stimare lo vacante per *** con relaxarle la terza parte conforme stimano nella città di Messina et lo intaglio et assettatura et stima  promulgato prius bando per loca solita et consueta de *** qualiter (?) pro Sebastaianum Povia publicum preconem unde.

Lo stato a tarì dieci la canna per la Università, onze 0.10.
Fuit extinta candela nemine dicente.

Eodem

Fuit accensa candela et posita ad statum tarenom undecis singula canna, onze 0. 11.
Fuit exinta candela nemina dicenti.

Eodem

Fuit iterum accensa candela et posita ad statum tarenos duodecim singula canna, onze 0. 12.
mastro Filippo Feriato offerisce onze 0.11.19
mastro Geronimo Bartuchio offerisce onze 0.11.18
mastro Giulio di Mastro Petro offerisce onze 0.11.17
mastro Geronimo Bartuchio offerisce onze 0.11.16
mastro Filippo Feriato offerisce onze 0.11.15
Fuit extinta candela supra ditto de Feriato ultimo et minori offerenti [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1613/18 vol. 2, f. 445r]

Die 22 augusti V Ind. 1622

(…)  pagati unzi quindici a mastro Filippo Feriato mastro frabicatori quali ci li damo per la frabica di canni dechi et palmi quatro fatti nelli carceri di essa città ad effetto di potersi coprire stante che li poveri carcerati non ci ponno habitare per la quantità di acqua che pioviano (?) in detti carceri et anco per poteri morare lo carcerario per la fortificatione et guardia di essi (…) [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, ff. 82r e 82v]

Stima da parte di mastro Filippo Feriato di un muro della casa di D. Biagio Milazzo:

Die 29 augusti V Ind. 1622

(…) per lo prezzo di canni 5 et palmi quatro di muro per havere apogiato in quello la frabica delli carceri di essa città et servi per mediante della sua casa [di Biagio Milazzo, ndr] et ditta carceri (…) [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, f. 64v]


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lunedì 5 novembre 2012

Il fascino di quegli antichi “giacàti” ancora esistenti nelle strade luciesi



Ultimamente coi ciottoli hanno pavimentato la stradina principale entro la cittadella fortificata di Milazzo. Un’iniziativa, quella della Sovrintendenza di Messina durante i recenti interventi di manutenzione straordinaria, pienamente conforme alla storia ed all’identità dei luoghi. A S. Lucia del Mela gli antichi acciottolati («giacàti») lungo le strade pubbliche abbondano ancora. Bisognerebbe semplicemente recuperarli, liberandoli dal sottile strato di cemento che da qualche decennio li occulta beneficamente, visto che proprio tale strato cementizio li ha di fatto preservati da ulteriori sgretolamenti. Se ne vedono ancora, contornati da soglie in pietra da taglio, lungo il vico Cappuccini, in piazza Bando ed in diverse stradelle poste ai piedi della Cattedrale, alle pendici della «piazza» per dirla con i Luciesi. Come l’odierna via Gesù e Maria, che un documento risalente al settembre 1669 additava come la strada maestra che conduceva alla Cattedrale, ragione questa che spingeva gli amministratori comunali del tempo a provvedere ad una pavimentazione («ingacàto») affidata ai mastri Domenico Catalfamo e Francesco Lo Strascio, quegli stessi «mastri giacatore» ai quali il Comune aveva commissionato la pavimentazione della stradella posta dirimpetto la chiesa della Candelora: in data 3 settembre 1669 ricevevano infatti quattro onze «per havere fatto lo giacato in ante la ecclesia della Candilora» (Archivio Storico Comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1665-69, f. 826v).

 Antico giacàtu nel vico Cappuccini

Verisimilmente fu proprio lungo la via Gesù e Maria che sul finire del 1642 venne trasportata una colonna della Cattedrale. Il trasporto, eseguito con tutta probabilità per mezzo di un lungo carro trainato da diverse coppie di buoi, richiedette la previa manutenzione di alcune strade ed è attestato da un mandato di pagamento recentemente rinvenuto dall’amico nonchè restauratore Santo Arizzi presso l’Archivio Storico comunale. Un documento che fa sorgere non pochi dubbi circa la fine del cantiere di costruzione della stessa Cattedrale, fine sino ad oggi pacificamente datata al 1642, anno in cui però la Cattedrale doveva essere ancora un cantiere aperto se si collocava una colonna tra le navate.   

 Alcune delle 12 colonne della Cattedrale


«Thesoriero pagati a mastro Francesco Lo Strascio et mastro Dominico Catalfamo onzi quattro et tarì 12 le quali se li pagano per havere fatto l’ingacato sopra la strata di Gesù Maria cioè per loro mastria manoali homini per aggiustare la strata pure portata di fari calci rina et altri quale per essere strata mastra che va alla piazza e che non si poteva passare fu necessario farsi detta spesa conforme a voi costa, dicemo onze 4.12

Nicolao Angelo Carrozza g[iura]to
Antonio Trovato g[iura]to
Paolo Fulci g[iura]to
d. Valeriano Gratia dep[uta]to
Antonino Zirilli dep[uta]to
de Pagano Sindaco

extat confessio in Zirilli die tertio mense 7bre 8 Ind. 1669» [Archivio Storico Comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1665-69, f. 826v].




«Die 20 ottobris XIa Ind. 1642

Thesoriero di questa città di S.ta Lucia del denaro pervenuto et da perveniri in vostro potere per conto di essa città pagate tarì dieci et otto al Reverendo C. Santoro di Paula procuratore della Cattedrale ecclesia di questa città quali si li pagano per conza delli strati per portare la colonna di detta ecclesia che altrimente non potria caminari detta colonna et per essere fatti boni in vostri conti da essa recuperireti atto publico di confessione, dicemo onze 18.

Nicola La Mendolia g[iura]to
Antonio Trovato g[iura]to
Bartholomeo Pagano g[iura]to
Honofrio Patti g[iura]to
Francesco Cocuzza d[eputa]to
dr. don Vincenzo Puleio d[eputa]to
Paulo Cucuzza d[eputa]to

Die 24 Xbris XI Ind. 1642
Extat confesio in actis de Lombardo die quo supra». [Archivio Storico Comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1638-43 vol. 3, f. 642v].

Apprezzabile riproposizione del tipico acciottolato 
in una scalinata ai piedi della Cattedrale