Supplemento culturale di Oggimilazzo.it, giornale on-line registrato presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto n.77/2012 - Direttore responsabile: Rossana Franzone

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«Si custodiscono - rilegati in pergamena ma ancora in disordine e in pericolo di rapido deterioramento - importanti collezioni di documenti e manoscritti della più remota antichità, la più parte concernenti le varie attività amministrative: Corte Civile, Corte Giuratoria e "Insinue", cioè registrazioni di Atti notarili. Particolare interesse presentano i 12 volumi (più volte citati) della "Giuliana" del Notaro Parisi il quale, con pazienza certosina, vi sunteggiò - intorno al 1750 - gli Atti più importanti degli antichi Notari; le "Scritture" di D. Marco Cocuzza e il "Libro del Sindaco" con trascrizione di documenti preziosi. Tanta documentazione storica è stata finora pressocché ignorata dagli studiosi, e non soltanto da essi. Ci auguriamo che questo materiale, organicamente ordinato, possa costituire fonte di studio e di consultazione, divenendo nucleo prezioso di una civica biblioteca che non dovrebbe mancare in una cittadina di così splendide origini» (P. Giovanni Parisi T.O.R., S. Lucia e il "Melan" nel mito e nella storia, Tip. "S. Cuore", S. Lucia del Mela 1973, pagg. 385-386).

domenica 30 settembre 2012

Un progetto di Iacopo del Duca per la Cattedrale di S. Lucia del Mela (1593 c.)










La Cattedrale di S. Lucia del Mela innalzata su progetto di Iacopo del Duca, architetto e scultore siciliano, allievo di Michelangelo, attivo tra l’altro a Roma, dove ha lasciato inequivocabili testimonianze del suo straordinario talento. E’ quanto sembra emergere da un documento di fine Cinquecento rinvenuto presso l’Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, attualmente interessato da un efficace progetto di digitalizzazione voluto dal sindaco Antonino Campo per salvaguardare e valorizzare la memoria del centro luciese, a ragione additato quale “città d’arte”.

Finora il progetto della Cattedrale di S. Lucia del Mela è stato pacificamente ritenuto opera di Vincenzo Ferriato da Novara di Sicilia. A suffragare tale tesi una memoria rinvenuta nel 1935 da mons. Salvatore Cambria, poi ripresa da Padre Giovanni Parisi, in cui l’avvio del cantiere della Matrice vien fatto risalire al 1607, anno in cui fu concluso il contratto col Ferriato «per le maestrie tutte della fabbrica a tenore del suo disegno». Una tesi che tuttavia è stata smentita dal recente rinvenimento d’inedita documentazione d’archivio (si veda a tal proposito quanto riportato in precedenza in questo stesso blog), la quale attesta piuttosto che il cantiere già nel 1604 era stato avviato da tempo, mentre nel 1608 la Cattedrale risultava costruita per «la magior parti».

Ad aggiungere un’ulteriore preziosa tessera al mosaico giunge adesso un mandato di pagamento, dove si apprende l’esborso di un’onza a favore di Domenico Scibilia, per rimborsargli quanto anticipato a «Iac[op]o Luduca ingengneri per haversi tratenuto un jorno più in detta terra allura che venni per fari lo modello della ecc[lesi]a et revisti l’acqua di detta Università [Comune, ndr] et li anditi quali al spisso soleano guastarsi et spandia detta acqua a mandato delli M[agnifi]ci Iurati die XV° Ianuarij 7a Ind. 1594 et confesso fatta a li atti di notaro Coletta La Mendolia die primo 7bris VIII Ind. 1594» (Corte Giuratoria, vol. 3b, vol. II, f. 366 verso).

Il documento in questione si riferisce anche all’imponente fabbrica dell’acquedotto civico e riteniamo di non ingannarci identificando la “ecclesia” citata con la Cattedrale, ossia con la “maggiore ecclesia”, il cui cantiere venne avviato agli sgoccioli del Cinquecento, come emerge peraltro dalla nomina in data 27 novembre 1594 dei procuratori delle fabbriche della maggiore ecclesia sotto titolo di S. Lucia («procuratores maragmarium maijoris ecc.ie sub vocabulo S.te Lucie») nelle persone di Ascanio Carrozza e appunto del suddetto presbiterum  Domenico Scibilia (Corte Giuratoria, vol. 3b, f. 337 verso).

Sulla base di quanto appena riferito, vanno dunque riconsiderati i lavori appaltati nel 1607 al Ferriato, lavori di cui alla suddetta memoria, riconducibili piuttosto al completamento del cantiere. Ed a questo punto sarebbe importante comprendere quale sia stata l’influenza dei canoni progettuali dell’allievo del Michelangelo, il Del Duca appunto, sulla fabbricazione della Cattedrale luciese. Il suo progetto («modello») fu eseguito o piuttosto venne accantonato in quanto troppo oneroso per le casse comunali? O venne stravolto dagli interventi secenteschi del Ferriato? Sinceramente non ci sembra che la Matrice luciese presenti i canoni tipici della progettualità del Del Duca, anche se a tal proposito preferiamo far esprimere chi di architettura se ne intende.

In questa fase, intanto, sarebbe opportuno proseguire le ricerche sul periodo in questione, nella speranza che dall’archivio comunale luciese possano emergere nuove acquisizioni sul cantiere della Cattedrale. L’auspicio è che a tali ricerche contribuiscano soprattutto gli studiosi in atto coinvolti dall’Amministrazione comunale nel processo di digitalizzazione. Questo blog è a loro disposizione e di quant’altri vogliano partecipare attivamente alla riscoperta dell’affascinante passato di S. Lucia del Mela.

Merita un cenno l’altra opera che richiamò l’attenzione del Del Duca, l’acquedotto civico, che un verbale di seduta consiliare redatto il 24 settembre 1600 cita facendo riferimento all’acqua «che veni nella piazza di detta terra et cala a baxo alla piazza della valli et lo fundaco, di la quali si servono tutti li citatini di essa terra portata con anditi di creta sotto terra» (cfr. Corte Giuratoria, 1595-1600, vol. 2, f. 449 verso). Anditi, ossia condutture sotterranee in creta, che venivano periodicamente manutenzionate ed acquistate -  a cavallo tra Cinque e Seicento - dal maestro Girolamo Bertuccio, che spesso veniva retribuito per l’opera dei suoi operai (un mandato di pagamento ne registra ben 34) e per le sue forniture di «oglio, cuttuni, colla, anditi e giarrotti». Particolarmente interessante è poi questa supplica in seguito alla quale nel 1599 fu accordata ai giurati (amministratori comunali, ndr) la facoltà di punire con due onze, oltre al ripristino delle opere danneggiate, quanti arrecavano seri danni all’acquedotto civico:

«Li Giurati della Terra di Santa Lucia dicino a V[ostra] E[ccellenza] che l’Università di quella per farsi l’anditi seu acquedutti per l’acqua che vene dentro essa terra si ci ha speso grossa somma di danari et perché alcuni mali personi per loro commodità seu benefitio particolare senza però timore della Iustitia ne licentia dell’esponenti in grande detrimento d’essa Università rompino li detti anditi seu acquedutti tanto dentro quanto fora la terra, et si servono di dett’acqua, il che ha resoluto, et risulta detrimento grandissimo ricorrino per questo V. E. et la supplicano stia servita concederli licenza che possano essi esponenti et loro successori ogni anno promulgare banno penali a loro ben visto che di cetero nessuna persona possa rompere ne toccare detti andati seu cursi di detta acqua ne di dentro ne di fora di essa terra senza espressa licenza della maggior parte delli Giurati con che di tali licenza se ni debbia far atto publico nell’atti di loro officio tutto per evitare simili danni seu inconvenienti che deve d’esser giusto lo haveranno a gratia di V. E. particolare ut altissimus.
Panorami 29 maij XI Ind. 1599» (Corte Giuratoria, 1595-1600, vol. 1, f. 263 recto).


 





giovedì 27 settembre 2012

Risale al 1596 il reliquiario della Santa Croce custodito nella Cattedrale





Un archivio può rivelarsi, soprattutto quando è inesplorato, una preziosa fonte di informazioni su committenze e datazioni di opere d’arte. E’ il caso dell’Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, che proprio in questi giorni, per iniziativa dell’Amministrazione comunale, sta entrando a pieno titolo nell’era digitale. Il sindaco geom. Antonino Campo ha disposto infatti la digitalizzazione di gran parte degli antichi documenti ivi contenuti, eseguita a titolo gratuito da un gruppo di volontari (perlopiù studiosi e studenti universitari).
 
Un’iniziativa meritoria che consegnerà all’ente ed agli studiosi una “copia di sicurezza”, evitando in futuro di sciupare ulteriormente gli antichi manoscritti, sfogliandoli ripetutamente, e salvaguardando nel contempo le preziose fonti storiche da eventuali furti, incendi ed altre calamità che danneggerebbero irrimediabilmente le antiche carte manoscritte. Ma soprattutto, attraverso una serie di DVD facilmente riproducibili, sarà possibile per gli utenti “portare via” l’intero archivio, sfogliandolo comodamente - sia pure in formato digitale - nelle proprie case, anche il sabato e la domenica, giorni di chiusura degli uffici comunali.

Sarà così più facile accedere alle antiche notizie d’archivio ed alle tante sorprese che potranno riservare. Come nel caso del reliquiario della Santa Croce, pregevolissima opera del Tesoro della Cattedrale. Chi scrive, attraverso i primi esperimenti di digitalizzazione, ha rinvenuto il documento che ne attesta inequivocabilmente l’anno di realizzazione. Una piccola ma affascinante scoperta condivisa con la dott.ssa Maria Pia Mistretta, storica dell’arte presso la Sovrintendenza ai BB. CC. di Messina, che ha gentilmente redatto per queste pagine una breve scheda, estratta da un suo più ampio lavoro, che aggiunge nuovi dati rispetto a quanto già scritto in passato da altri, tra tutti Padre Giovanni Parisi, il quale descrisse il reliquiario alle pagg. 374 e 375 del suo S. Lucia e il "Melan" nel mito e nella storia.

Di seguito si riportano dunque la trascrizione del documento d’archivio, un mandato di pagamento emesso dagli amministratori comunali (i “giurati”) al tesoriere Ottavio Carrozza in data 9 novembre 1596, e la scheda redatta dalla dott.ssa Mistretta, che si ringrazia per la preziosa collaborazione. Un ringraziamento affettuoso va inoltre a mons. Raffaele Insana, che con la sua consueta signorile disponibilità, ha consentito allo scrivente di fotografare il reliquiario, condotto ogni anno in processione in occasione del Venerdì Santo.


Il documento

Die VIIII° 9bris [novembre, ndr] X Ind. 1596

Noi giorati di questa Università di S.ta Lucia dicimo et ordinamo a Voi Ottavio Carrozza tesoriero di detta Università che pagati al doctor theologo don Francesco Carrozza Vicario dello clero di detta Università unzi setti quale che li damo per agioto (aiuto, ndr) per haver a comprare una thecla di argento et supra adorata di magior summa di detti unzi setti la quale servi per conservari lo ligno della Santissima Crucifissione di nostro signore Iesu Cristo che detta Università teni e per esseri fatti boni in vostri cunti da esso recupeririti atto publico di confessioni, dicimo unzi VII.

Io Dominico Crisafi, Marco Antonio Carrozza, Mario Sisilli I[urati],
Io Francesco di Amico, Francensco Trimonto (?), Petro Paulo di Patti d[eputati].

Extrat (?) confessio in attis de Mendolia die VIIII 9bris X Ind. 1596 [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1 del 1595-1600, f. 2v].

  
 
La scheda redatta dalla dott.ssa Maria Pia Mistretta

CROCE RELIQUIARIA
Argento dorato, sbalzato, cesellato, inciso
35x16
Bottega orafa siciliana

La bellissima croce reliquaria, costituita da una lamina d’argento dorato su un’anima lignea,  presenta sia sul recto che sul verso la medesima lavorazione a sbalzo a cesello e a incisione. Il profilo è definito da una doppia cornice liscia; i bracci presentano una decorazione a volute contrapposte su un fondo puntinato. Al centro è inserita la teca ovale contenente la reliquia della Santa Croce.
Le figure di santi e sante su nubi che occupano le formelle polilobate ai capicroce sono delineate con immediatezza e attenzione naturalistica,  nelle fisionomie dei volti e nei dettagli degli attributi iconografi individuali e nelle vesti, contraddistinte da panneggi, elaborati persino nella definizione delle ombreggiature rese attraverso tratteggi disposti con sapienza. Va sottolineata inoltre la scioltezza con cui le figure sono inserite nel ristretto spazio e la varietà di posizioni assunte.
Uguale minuzia è impiegata nella base che rappresenta un’altura pietrosa, con chiaro riferimento simbolico al Golgota, costellata di piccoli ciuffi d’erba e persino di minuscole architetture.
Il manufatto presenta uno stato di conservazione in generale discreto; risultano mancanti alcuni dei piccoli frutti terminali applicati attraverso perni metallici.
Il recente rinvenimento di un documento presso l’Archivio Comunale rappresenta una preziosissima risorsa per la datazione della croce, che pertanto si può fissare agli anni allo scadere del XVI secolo. L’atto testimonia lo stanziamento di una somma di sette onze come contributo della comunità luciese per l’acquisto del reliquiario di valore superiore. Tutto l’apparato stilistico e decorativo legato al nascente gusto rinascimentale è perfettamente coerente con la datazione che viene ad essere certificata, anche se non sono da escludersi interventi di epoca successiva.
Nella croce, priva di marchi, è ravvisabile la mano di un grande artista, il cui nome rimane tuttavia sconosciuto. L’opera è certamente ascrivibile ad una delle molte botteghe orafe siciliane capaci di produrre oggetti, come nel caso presente, di grandissima qualità. 


Le foto gentilmente concesse da mons. Raffaele Insana

Recto








 Verso








La base



sabato 22 settembre 2012

Qualche appunto sui cantieri della Cattedrale e del Palazzo Vescovile (1608/09)


L'elegante portale del Palazzo Vescovile

Un carcere abbattuto per far posto alla Cattedrale. La volontà manifestata dal Comune di espropriare il Palazzo Vescovile, ancora in costruzione, per ospitarvi un nuovo carcere al pian terreno e l’aula consiliare al primo piano. E’ quanto emerge dalla lettura di un verbale di seduta del consiglio comunale riunitosi in data 6 gennaio 1609. Un prezioso documento che consente anche di rivedere e correggere alcune notizie inserite da Padre Giovanni Parisi nel suo volume “S. Lucia e il Melan nel mito e nella storia”. Come la data di avvio del cantiere del Palazzo Vescovile, che non ebbe inizio nel 1609, bensì qualche anno prima, tanto che nel 1608 (e non 1613, come erroneamente indicato in passato) venne affissa l’iscrizione marmorea sull’elegante portale di piazza Duomo. Un cantiere, ancora incompleto nel gennaio 1609, che ampliandosi ulteriormente avrebbe finito con l’arrecare non poco disagio e fastidio all’ingresso («introito») della vicina Matrice in costruzione e persino ai cittadini che si recavano alla fontana pubblica per l’approvvigionamento idrico, costringendoli a dover imboccare una stradina alternativa («vinella»)  particolarmente frequentata da donne. Per ovviare a tali inconvenienti il consiglio comunale dell’epoca decise allora di deliberare il blocco dell’espansione ulteriore del Palazzo Vescovile, voluto dal cappellano maggiore mons. Simone Rao. Ma c’è di più: l’edificio sarebbe stato addirittura acquistato dal Comune (così decise il consiglio municipale forse per fare uno sgarbo a mons. Rao) al fine di adibirlo a carcere al pian terreno - in sostituzione della prigione da abbattere per far spazio alla costruenda Cattedrale - ed a sede distaccata degli uffici comunali al piano superiore, dove oltre all’aula consiliare avrebbero trovato ospitalità gli archivi municipali. Alla fine però non se ne fece nulla: il palazzo restò nella disponibilità delle autorità religiose, favorite verisimilmente dalla decisione viceregia («conferma») che aveva subordinato l’esecutività del suddetto deliberato consiliare all’improbabile accettazione del cappellano maggiore.

Il cartiglio marmoreo sul portale del Palazzo Vescovile che Padre Parisi trascrisse erroneamente con l'anno 1613 in luogo di 1608.

Il documento anticipa dunque la datazione del Palazzo Vescovile che già nel 1608 era a buon punto, come attesta peraltro l’iscrizione marmorea ancor oggi leggibile sul portale di piazza Duomo. E ad anticipare un’altra datazione, questa volta della Cattedrale, è anche un secondo deliberato consiliare (21 novembre 1608), secondo il quale nel 1604 furono stanziate 600 onze per favorire il completamento dell’edificio, che quattro anni dopo risultava già costruito per «la magior parti». Risulta dunque erronea l’indicazione del 1607 quale anno di avvio del cantiere della Cattedrale riportato nel documento trascritto da Padre Parisi (e prima ancora da mons. Salvatore Cambria) a pag. 364,nota 4, del suo “S. Lucia e il Melan nel mito e nella storia”.
Tornando alla delibera del novembre 1608, conviene aggiungere che in essa gli amministratori comunali lamentavano le difficoltà connesse all’utilizzo dell’antica chiesa madre, poco “decorosa” e soprattutto troppo piccola per ospitare i fedeli che nel frattempo erano cresciuti di numero. Da qui la necessità di portare a compimento il cantiere della nuova chiesa madre intitolata a S. Lucia e dunque di rinnovare il contenuto della delibera del 1604, con la quale erano state stanziate 600 onze per completare appunto tali lavori, delibera rimasta però lettera morta perché mai divenuta esecutiva: infatti non era stata inviata al Vicerè ed al Tribunale del Real Patrimonio per la necessaria “conferma”, così si chiamava il provvedimento delle autorità superiori in Palermo che rendeva esecutive le delibere adottate dai consigli comunali dell’epoca.

Cattedrale: geometriche decorazioni in pietra da taglio di una finestra esterna.

In riferimento al cantiere della Cattedrale si trascrivono inoltre due mandati di pagamento emessi, nei primi mesi del 1609, dall’amministrazione comunale del tempo (i giurati) per favorire l’acquisto, tra l’altro, di calce e pietrame per le murature e per stipendiare i maestri muratori ed i manovali, i quali - è quanto emerge dalla lettura di uno di tali mandati - in base a precisa disposizione contrattuale avrebbero dovuto essere necessariamente retribuiti anche in caso di inattività del cantiere, ragion per cui, proprio per evitare di retribuirli a vuoto («senza serviri»), l’Amministrazione ordinò alla tesoreria comunale il versamento di 50 onze per consentire la prosecuzione della fabbrica, scongiurando così il fermo delle maestranze.


§ I

Die 21 eiusdem (novembre 1608, ndr).

Consilium congregatum per m[agnifi]cus Marium Trovato Ioannem Paulus Pagano Franciscum Basili et Franciscum Carrozza Iuratos Universitatis S.te Lucie promulgato prius banno per loca solita et consueta dicte terre ut moris est ut qualiter per Antoninum Cipulla publicus preconem.

La chiamata di voi altri gintilhomini et honorati citatini è per darli ad intendiri come per il passato li nostri anticessori hanno fatto la magior parti della fabrica della maggiore eclesia lo che è molto necessario tanto per decoro dello culto divino quanto ancora per esseri questa che al presenti è di poco capacità et ornamento ed anco è molta virgogna e poco reputatione di questa Università haveri la maggiore ecclesia di questa cossì che pari esseri chiesa di *** ma non maggiore essendo poi questa Università esser ampliata et piena di populi di quello che era et a tali effetto nell’anno II Ind. 1604 si congregao consiglio exponendole la sudetta necessità e bisogno // tiene questa Università di complirsi detta maggiori ecclesia et per detto consiglio concluso nemine discrepante [all’unanimità, ndr] che se li datti per detta fabrica per doi anni onzi seicento sopra la gabella delli comuni et *** larghi della predetta gabella che si havi di maturari et havendo passato alcun tempo quello non si procurao di farsi confirmari per Sua Ecc[ellenz]a et Regio Patriomonio quello denaro non si spesi per detta fabrica perciò ci è parso di novo congregari consiglio et exponerli la sudetta necessità che certo li perdino molti divini offici nelli tempo che si fa sollenità in detta magiore ecclesia per non vi essere capacità et quello che da per voi sarrà concluso et determinato noi exequiremo.

Marco Antoni Carrozza secreto è di voto et pareri che per la fabrica della maggiore eclesia per comprirla si vedano li conti di quello si ha speso et si vi è alcuno che si devi si faza ad *** tutto quello si davi et si spendino per detta fabrica et spesi che sarranno ditti denari in detta fabrica che si nu dugnano di più onzi centocinquanta l’anno per anni quatro sopra la gabella delli comuni et *** larghi (…).

Fuit conclusum cum voto et pareri mag.ci Antonini Carrozza secreto [Archivio Storico della Città di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1606-1610, ff. 541r, 541v, 542r, 542v]

Cattedrale: facciata principale.

§ II

Die VI° eiusdem (gennaio 1609, ndr).

Preposta di consiglio fanno li mag[nifi]ci Francesco Carrozza Mario Trovato Io. Paulo Pagano et Francesco Basili Iurati di questa Università di S.ta Lucia promulgato prius banno per loca solita et consueta ditte terre ut qualiter per Antoninum Cipulla publicus preconem.

La chiamata di voi altri gintilhomini et honorati citatini è perché per molti gintilhomini et citatini di questa Università ni è stato fatto instanctia che il nostro Maggiore Cappellano fabrica una casa grandi innante la porta della matrici ecclesia di questa Università et innanti lo piano dell’acqua di essa Università quali fabrica tutta via atendi a passarla innanti et si vedi claramenti come a tutti voi costa che detta casa fabricandosi leva lo introito di essa matrici ecclesia et anco lo piano di l’acqua predetta che sarrà necessario per andari a pigliari acqua passari per vinella dove si va a pigliari acqua la magior parti delli genti di essa Università et particolarmente donne che non è cosa conveniente per la indecenttia della ditta eclesia quanto per la detta acqua che si detta casa fossi fatta per li causi da diversi come havemo ditto che non promettissimo detta fabrica si passi innanti havimo fatto trattare con detto Maggiore Cappellano et anteposto li questi sopra detti ragione et anco pregatoli et scricto che si volessi desistere di detta fabrica che altramente non desistendosi recorreriamo a Sua Ecc[ellenz]a et Real Patrimonio che li ordinassi non passare detta fabrica innanti stanti li sopra ditti causi tanto relevanti quali Maggiore Cappellano havendo // inteso li sopra detti raggione et particolarmente lo impedimento si fa allo introito di essa matrici ecclesia con forzo si ha contentato non passari innanti detta fabrica con questo che quel tanto ha speso per essa fabrica si li pagasse per providersi di altra casa per habitare perciò si han fatto congregari a voi altri in questo consiglio a ciò vedano quel tanto sopra ciò li pare che quel tanto sarrà concluso per voi noi recurriremo a Sua Ecc[ellenz]a et Real Patrimonio che sopra ciò proveda.

Ottavio Carrozza è di voto et pareri che detta fabrica fa lo Maggiore Cappellano non si lassi passari innanzi ma quella si compra per la Università et si ci paga per quanto sarrà extimata per quatro mastri eletti doi di l’una parti et dui di l’altra et in caso di discordia che si esiga un terzo tanto più che detta fabrica possa servire ad essa Università sotto per carcere perché questi già si levano per la fabrica di la matrici ecclesia in tanto che sarria necessario fabricarni di novo et sopra di essi carceri si potrà fare un tocco (?) per essa Università dove si possa congregare consiglio tenere carte et servire per li servitij et decoro di essa Università et questo tocco (?) non occupa ne piano di acqua ne introito di chiesa intanto che detta fabrica è necessaria alla Università et per pagare detta fabrica per quella sarrà extimata si pigli lo denaro della gabella delli comuni et cossì è di voto et parere et che innanti detto presenti consiglio si mandi a confirmare per Sua Ecc[ellenz]a et Real Patrimonio.

(…) Fuit conclusum cum voto et pareri Ottavius Carrozza nemine discrepanti [Archivio Storico della Città di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1606-1610, ff. 543v, 544r, 544v].

In basso la copia digitale del verbale di seduta consiliare appena trascritto (si ringraziano per la gentile concessione l'Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, nella persona della responsabile dott.ssa Arizzi, e l'Amministrazione comunale).





§ III

Philippus etc.
Vicerex in regno Sicilie. Mag.cis Iuratis terre Sancte Lucie fidelibus Regi dilettis salutem. E’ stato supplicato e provisto del tenor che siegue.
Ill[ustrissim]o et Ecc[ellentissim]o Sig[nor]e li Giurati della terra di Santa Lucia diceno a V[ostra] E[eccellenza] che il Maggior Cappellano di quella va fabbricando una casa grande innanti la porta della maggior ecclesia di detta terra, la quale fabrica passandosi innanti verria ad occupare detta maggior ecclesia e l’introito di quella et anco li viene ad occupare il passo dell’acqua di detta Università e perciò si è detento conseglio e quello è stato accordato che detta fabrica si dovesse pagare a detto Maggior Cappellano e non se ci lasciasse passar innanti e tanto più che fabricandosi la maggior ecclesia quale si va fabbricando si viene a levare la carcere e l’Università viene a restare senza carcere. E perché detta fabrica sarrà a proposito per farse detta carcere e serverà pure per altre comodità di detta Università senza passarse più innanti e non viene ad occupare ne la maggiore ecclesia ne meno il piano dell’acqua della manera che è hoggi e si come meglio per detto consiglio appare detendo a 6 di Genaro prossimo passato al quale s’habbia relacione. Perciò supplicano V[ostra] E[eccellenza] resti servita farli gracia di confirmarle et approbarle detto consiglio et ordinare che se ni possano servire di detta fabrica per carcere come si è appuntato e concluso per detto consiglio ut altissimus. Panormi 16 Februarij VIIIa Ind. 1610. Precedente consensu maioris cappellam confirmatur et *** pecunie gabelle comunium non admittantur si sunt destinati ad // effectum. Per essecucione della quale provista vi ordinamo che precedendo prima sopra l’antedetti il consensu e voluntà del sudetto Maggior Cappellano in tal casu essequirete e farete da cui spetta essequir et osservare il sudetto precalendato consiglio che noi quello in virtù della presente confirmamo laudamo et approbamo ac nostro viceregio munimine roboramo e validamo con che essendo l’introiti di detta gabella delli comuni destinati ad altro effetto et ci pagando detti introiti ordinamo e vogliamo che non *** ha ammesso il fatto buono nelli conti quello danaro spenderete di detta gabella ad altro effetto che per quello che è stato destinato e così essequirete. Dat. Panormi die 18 Augusti Viii Ind. 1610 (…) [Archivio Storico della Città di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1606-1610, ff. 157r, 157v].


Palazzo Vescovile: particolare delle decorazioni in pietra da taglio di una finestra della facciata principale.

§ IV

Die 29 Ianuarij VII Ind. 1609.

Noi giurati di questa Università di S.ta Lucia dicimo et ordinamo a voi Io. Dominico Crisafi tesoriero // di detta Università che delli denari di essa Università pervenuti in vostro poteri pagati a don Alexiandro Sibilla et a don Antonino Puleio procuratori della fabrica di la maiori ecclesia di essa Università sub titolo di S.ta Lucia onze cinquanta et ci li danno per pagari li mastri manuali calcina maragma  (fabbrica, muratura, ndr) per essa fabrica stanti che per non vi esseri denaro di essa fabrica si pagano li detti mastri senza serviri perché così è stato fatto il contratto che non li dando di fabricari la ecclesia l’habbia di pagari et per evitari tanto interesse si li donano li sopradetti onze 50 per atendiri a detta fabrica in servitio di nostro Signori Dio et di essa Università et per esseri fatti boni in vostri conti da esso recoperireti atto publico di conferma, dicimo onze 50.

Francesco Basili, Mario Trovato, Francesco Carrozza, Io. Paulo Pagano.
Paulo Guidotta, Antonino Pagano, Vincentio Flaccomi.
*** confessio in attis Ioseph Puleo die 24 Ianuarij VII Ind. 1609 [Archivio Storico della Città di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1606-1610, ff. 488v, 489r].


§ V

Die 10 martij VII Ind. 1609.
Deputati della fabrica della matrici ecclesia.
Noi Giurati di questa Università di S.ta Lucia dicimo et ordinamo a voi Io. Dominico Crisafi tesoriero di detta Università che dello denaro in vostro poteri pervenuto et da perveniri di detta fabrica pagati a don Alexiandro Sibilla onzi dechi procuratori di detta fabrica li quali vi li danno per compra di tante cauzi rina petra mastri et manuali delli quali spesi detto procuratori si ni habbia teneri nota per includerle in lo presenti mandato et per esseri // fatti boni in vostri conti da esso recuperireti atto publico di confessione.

Mario Trovato, Io Paulo Pagano, Francesco Basili, Alexandro Sibilla deputato.
*** confessio in attis Ioseph Puleo die XII° martij VII Ind. 1609 [Archivio Storico della Città di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1606-1610, ff. 500r, 500v].


Legenda:
*** = termine di difficile trascrizione
// = fine di ciascun foglio manoscritto


In basso, stemma presente nel portale del Palazzo Vescovile.