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«Si custodiscono - rilegati in pergamena ma ancora in disordine e in pericolo di rapido deterioramento - importanti collezioni di documenti e manoscritti della più remota antichità, la più parte concernenti le varie attività amministrative: Corte Civile, Corte Giuratoria e "Insinue", cioè registrazioni di Atti notarili. Particolare interesse presentano i 12 volumi (più volte citati) della "Giuliana" del Notaro Parisi il quale, con pazienza certosina, vi sunteggiò - intorno al 1750 - gli Atti più importanti degli antichi Notari; le "Scritture" di D. Marco Cocuzza e il "Libro del Sindaco" con trascrizione di documenti preziosi. Tanta documentazione storica è stata finora pressocché ignorata dagli studiosi, e non soltanto da essi. Ci auguriamo che questo materiale, organicamente ordinato, possa costituire fonte di studio e di consultazione, divenendo nucleo prezioso di una civica biblioteca che non dovrebbe mancare in una cittadina di così splendide origini» (P. Giovanni Parisi T.O.R., S. Lucia e il "Melan" nel mito e nella storia, Tip. "S. Cuore", S. Lucia del Mela 1973, pagg. 385-386).

mercoledì 24 ottobre 2012

L’economia luciese alla fine del Cinquecento: quando le sete gregge prodotte a S. Lucia venivano imbarcate sui velieri diretti a Genova.




La seta fu dal Cinquecento all’Ottocento una delle colonne portanti dell’economia luciese, basata anche e soprattutto sulla produzione olearia ed in parte su quella vinicola. E probabilmente fu tale anche nel Medioevo, anche se allo stato attuale delle ricerche non vi sono fonti che possano attestare una massiccia diffusione della coltivazione dei gelsi, dell’allevamento del baco da seta e della conseguente produzione serica in epoca antecedente l’età moderna.

Che la produzione di sete gregge fosse assai fiorente sul finire del Cinquecento emerge senza alcun dubbio da una nutrita serie d’incartamenti custodita presso l’Archivio Storico comunale. Si tratta della controversia legale sorta tra l’organo periferico dell’amministrazione finanziaria statale, il baiulo di S. Lucia, ed un mercante genovese, Sebastiano Oliva Cattaneo, che nel marzo 1580 aveva incaricato un intermediario luciese, il maestro falegname Conforto Nocito, al fine d’incettare nel territorio comunale della stessa S. Lucia un imponente quantitativo di sete gregge.  Il Nocito venne coadiuvato a sua volta da Girolamo Patti, che trasportò sino a Messina l’imponente partita acquistata nelle alture luciesi, ben 1.711 libbre (pari a circa mezza tonnellata) di «sita cruda di manganello», un prodotto semilavorato pazientemente estratto dai bozzoli impiegando  un rudimentale ordigno rotante, il manganello appunto, che permetteva di ricavare un prodotto già portato ad una fase di iniziale finitura. Seta greggia, dunque, che giunta alla fiera di Messina, era l’agosto del 1580, fu presto imbarcata in quel porto sulle galere in partenza alla volta di Genova, previa stipula di apposita polizza (“securtà”) destinata ad assicurare l’intero carico.

Dall’interessante documentazione emerge dunque un fiorente commercio di esportazione verso i mercati genovesi, i quali assorbivano già da tempo la seta greggia prodotta dai Luciesi. Ne fa fede una dichiarazione redatta da Giovanni Battista Crisafi, baiulo di S. Lucia, il quale era in grado di provare che i mercanti  «genuisi haveri sempri pagatu in quista terra» i diritti doganali ogni qual volta procedevano all’acquisto di sete gregge, contrariamente a Sebastiano Oliva Cattaneo che invece si era sottratto al versamento doganale a favore dell’erario sulla base di un privilegio che lo esentava in quanto in possesso dello status di cittadino messinese, status - contestato tuttavia dal baiulo luciese - che appunto lo avrebbe esentato dal versamento di gabelle e diritti doganali, ivi inclusi quelli dovuti al baiulo Crisafi. Ne nacque un’aspra lite tra baiulo, da una parte, e mercante genovese, con lo status di cittadino messinese, dall’altra.  Una lite che in un primo tempo sembrò dare ragione al baiulo, il quale nelle more del giudizio pendente innanzi il Tribunale del Real Patrimonio incassò dal viceré Marco Antonio Colonna l’utile risultato di introitare comunque i diritti doganali prescindendo dall’applicazione di qualsivoglia esenzione.

L’Oliva Catteneo da parte sua non restò comunque a guardare e chiamò a testimoniare alcuni suoi colleghi genovesi. Come Domenico Donato e Francesco Rivarola, quest’ultimo divenuto anch’egli cittadino messinese. Il Rivarola peraltro citò, a sostegno delle ragioni dell’Oliva Cattaneo, la consuetudine che esentava dal versamento di diritti doganali le sete crude di manganello destinate ai mercati genovesi, sulla base di un «privilegio particolare» concesso dal sovrano alla «nazione genovese», consuetudine che avrebbe dovuto tagliare la testa al toro, superando i dubbi circa l’applicabilità o meno dello status di cittadino messinese dell’Oliva Cattaneo, ma che nel contempo cozzava con i diritti doganali versati in passato da altri mercanti genovesi e regolarmente incassati dal baiulo di S. Lucia.

Purtroppo la lacunosità delle fonti non consente di conoscere l’esito della controversia (ancora in corso nel 1581), che conferma ancora una volta lo stretto legame esistente tra il mercato genovese e le sete prodotte nel Messinese, un legame lungo e duraturo evidenziato da pregevoli saggi pubblicati anche negli ultimi decenni. E conferma altresì l’importanza della produzione delle sete gregge a S. Lucia, dove peraltro nel 1588 il consiglio comunale deliberò di finanziare il cantiere dell’odierna Cattedrale imponendo proprio una gabella di dieci grani per «per ogni libra di sita cruda di manganello». Importanza della produzione serica che viene ribadita da alcuni documenti risalenti al 1592, allorquando gli amministratori comunali lamentarono l’utilizzo improprio al di fuori del territorio comunale dell’acqua del «fiume grande», una circostanza che arrecava seri disagi ai Luciesi impegnati nella gelsicoltura, primo tra tutti la penuria di acqua per uso irriguo che non consentiva di «bevirare li celsi in molto detrimento delle gabelle regie maxime della seta che molto importa al servitio di Sua Maestà». Acqua del fiume che veniva altresì impiegata, oltre che per alimentare i diversi mulini ad acqua, per «uso de’ manganelli de uxiri sita et impiri cisterni» (cfr. Corte Giuratoria, vol. 3A 1590-1595, anno 1592, f. 138v).

Un commercio fiorente, quello delle sete crude di manganello prodotte nelle alture luciesi e destinate alle manifatture genovesi, che alla fine del Cinquecento si affiancava all’abbondante produzione vinicola (di cui rimane traccia nei numerosi provvedimenti consiliari con i quali veniva deliberato il calmiere per regolamentare le compravendite dei “vini mustali”) ed al più importante settore dell’economia di S. Lucia: l’olivicoltura. Ne fa fede un documento d’archivio del 1579, una lettera viceregia da cui emerge la pratica, diffusa tra gli agricoltori luciesi, di estirpare nelle zone boschive olivi selvatici per poi ripiantarli nei terreni agricoli, dove i contadini di S. Lucia li innestavano (“insitàvano”) con le usuali varietà fruttifere.


L’olivo e l’olivastro: il provvedimento viceregio del 1579

Philippus etc.
Nob. Regij Fideles diletti ni è stato supplicato da vostra parte et per noi in consiglio patrimoniale provisto del tenor sequente Illustrissimo et Excellentissimo Signor li magnifici giurati della terra di S.ta Lucia dicino a Vostra Excellenza qualmente l’arbitrio principale de decta terra fu et è de fare olivari per esser il territorio multo acto et innante la pragmatica li cittatini spiantavano olivastri salvagi nelli boschi et quelli portavano et piantavano in li loro possessione et doppo li insitavano e li redduciano in olivari domestici et stante la ditta pragmatica li cittatini per non si mectere in dubietà non fanno più detti arbitrij lo che è grandissimo interesse a detti cittatini et si bene detta pragmatica non comprehendesse questo a la mente del principe non fu ne è tale non di meno per levarse la detta dubietà supplicano Vostra Excellentia resti servita ordinare che si faccino lettere declaratorie che li detti cittatini et habitatori possiano spiantare detti olivastri selvagij da detti boschi et quelli piantare in detti loro possessioni reconosciuti prima per li magnifici Iurati che pro tempore sarranno in detta terra ut altissimus Panhormi xi° maij VII Ind. 1579 Fiant littere oportune Franciscus de Aurello magister not.s per executione de la quale nostra provisione declaramo et volimo chi li cittatini et habitatori di questa terra possiano liberamente absque *** *** spiantare et fare spiantare dalli boschi et terre inculte de questa terra olivastri selvagi ad effectu de piantarli in le terre cultivate et doppo insitarli per redducirli in olivari domestici con che prima faccino nota in l’atti dell’officio vostro della quantità de olivastri selvagi che spiantiranno et si oblighino quelli piantar seu far piantare in le terre cultivate et doppo insitarli seu farli insitare declarando li lochi d’onde li spiantano et dove l’haveranno a piantare ordinando per la presente a tutti et singuli officiali de quista terra et del regno presenti et futuri magiori et minori chi debbiano la presente observare et fare observare per quanto la gratia regia teneno chara et sutto pena di florini mille applicandi al regio fisco quelli a li quali si può imponere pena dat. Panhormi die XXIII° maij VII Ind. 1579.
Marco Antonio Colonna
[Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 532r]


Da Santa Lucia a Genova: le sete crude di manganello

Philippus etc.
Spett. Regie Consiliarie dilette habbiamo ricevuto le lettere vostre di X° del presenti et inteso quanto scrivete de la essencione che pretende il magnifico Sebastiano Cattaneo in virtù di plegio di citadinanza di questa città et havendo considerato il danno notabile che viene a resoltare alli dritti delle dohane habbiamo commesso il negocio al Tribunale del Patrimonio che lo proveda de iustitia et pro *** ordinamo che voi fintanto che non vi sia da noi et del detto Tribunale altrimenti ordinato non debbiate a detto Cattaneo ammetterlo a franchezza alcuna per le robbe et mercancie che si immettino in questa città et exthraino di quella per cunto suo ma li farreti pagare li dritti del modo et forma come ha pagato per il passato facendo registrare la presenti in li atti di questa Regia Secrezia et dell’esequito ni darreti adviso dat. Panormi die 26 marcij VIII Ind. 1580
Marco Antonio Colonna
[Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 655r]


Die primo settembris VIII Ind. 1580
Magnificus Franciscus Rivalora Ienuensis et habitat. et civis messanensis testis iuratus et interrogatus (…) dixit che ipso testimonio sa et ha visto di deci anni qua che li siti crudi di manganello che si extrahino di questa Città per la Città di Genoa su franchi di dohana et non pagano altro che la caxa et lo novo imposto di dinari vinti per ogni cantaro di sita che si extrai (…) [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 673v]


Eodem [Die II settembris VIII Ind. 1580, ndr]
Magnificus Dominicus Donato mercator ianuensis messane commorans testis iuratus et interrogatus supra *** *** dixit che isso testimonio sa come scrivano et che *** *** magnifico Sebastiano Oliva per *** che tutta la sita che mastro Conforto di Nucita comprao in la terra di S.ta Lucia in questo presenti anno fu accattata con li denari et di ordini di esso magnifico di Oliva et ditta sita si portao in questa Città di Messina con animo di exthrairsi si come si extraio et ibarcò per la cità di Genoa con li galeri (…). [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 674r]


Eodem [Die II settembris VIII Ind. 1580, ndr]
Magnificus Hieronimus de Pactis *** testis Iuratus et interrogatus super *** *** dixit qualmenti in questo misi di marzo proximo preterito lo magnifico Sebastiano Oliva volendo comprari certi siti in la terra di Sancta Lucia in lo presenti anno al suo tempo cercava alcuna persona fidata et habile et isso magnifico soprascritto testimonio ci invitao a mastro Conforto di Nucita et sopra la *** et plegeria di esso soprascritto testimonio li comprao libri 1.711 di sita cruda di manganello di detta terra di Sancta Lucia et per isso soprascritto testimonio ci la fici consignari in questa Città in la fera in questo misi di augusto le quali siti foro comprati de ordine et con li denari di esso magnifico di Oliva lo quali magnifico di Oliva è messinesi in virtù di suo privilegio di questa città et per questo ha gaudito li franchizi et preheminentij che gaudino tutti li altri messinisi di quello che ha visto et intiso isso magnifico testimonio et detto magnifico di Oliva dicia che detta seta la volia extraheri per la città di Genoa et ci la vitti imbarcari in fera con altri // siti soi li quali poi li dissi che si imbarcao con li galeri di Fiorenza sopra li quali siti ci fici la sicurtà per li atti di notar Iohanni Cenoni Casella (…) [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, ff. 674v e 675r]


Lo magnifico Joan Battista Crisafi fa intendiri a Vostra Signoria qualmenti lo anno proximo passato si trovao baglio di questa terra in lo quali lo *** mastro Conforto Nichita comprao et fichi comprari multa quantità et summa di sita assendenti a la summa di libri milli et setti chento per nome et *** di lo magnifico Bastiano Cataneo et Oliva genuisi lo quali per *** genuisi et per una provista di la Excellentia Sua Panormi die 26 marcij VIII Ind. 1580 si ordina che il detto magnifico de Cataneo non sia admiso ad franchezza alcuna come chitatino di Missina ma pagassi il dritto sicome per ditta lettera a la quali in omnibus et per omnia *** relattio et per una fide fatta ad istantia de ipso exponenti data 30 de agusto Messane la quale fa fede ed dona certezza indubitata che lo ditto magnifico de Oliva et Cataneo come genuisi paga la raggione di la reggia dohana lo che non pagano li missinisi si come potrà Vostra Signoria apertamenti videre per una fide die 19 augusti 1580 la quali si mandano a Vostra Signoria inclusi // in processo compilato infra ipso magnifico exponenti et lu *** mastro Conforto Nichita et per multi testimoni digni de fide pro ut in ipso processu claramenti si prova li genuisi haveri sempri pagatu in quista terra la raggione di la dohana havendo comprato seu fatto comprari sita operata in questa terra ad raxuni di grana XVIII per unza et accussi sempre si havi hobservato in questa terra et ad presens et de presente accussì e  in *** observantia si come in detto processu a lo quali in omnibus et singulis et per omnia *** relattio si divi condemnari lo ditto mastro Confortu Nichita et constringiri di pagari la raxuni di lo dritto di la duana ed ipso magnifico exponenti non obstanti li allegattioni *** di la parti adversa la quali si faza provari ex auditu auditus comme non pagato ditto de Cataneo et de *** lo che non fa fidi alcuna pro tu est (…) [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, anno 1581, f. 633r e 633v]

Di seguito tre atti privi di precisa datazione, ma comunque riconducibili al 1580

(…) tutta quella sita cruda di manganello che accattao mastro Conforto di Nichita in la terra di Santa Lucia per lo anno presenti fu accattata con li denari et di ordini di lo magnifico Sebastiano Oliva et Cattaneo lu quali è missinisi et godi tutti li immunità franchizzi prerogativi et preheminentij che godino tutti li altri missinisi ultra (?) che supraditta sita si portao in la città di Messina con animo di extrahirsi per la città di Ienoa così come detto suprascrittu di Oliva quella sita propria che accattao detto mastro Conforto extrahio et mandao in detta città di Ienoa (…). [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 619v]


(…) è di consuetudini et antiqua observantia che quella sita la quali si compra in qualsivoglia parti del regno per qualsivoglia persuna et quilla poi si extrahi et manda in la città di Ienova ha stato cossì come è sempri franca di qualsivoglia raggione di gabella et dohana che fussi in detta terra o città undi si ha comprato et sempri si ha *** da detta terra et città senza pagare dritto di gabella alcuna (…). [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 620r]


Magnificus *** *** mercator ianuensis Messane commorans testis iuratus et interrogavit (…) dixit che di dudici anni in qua che ispo testimonio habita et commora in questa Città ha visto usari et pratticari che tutti li siti crudi di manganello li quali venino di qualsivoglia parti del regno in questa Città et qua si cumprano et si exthraino per genoisi per la città di Genoa su stati et su in questa Città franchi di dohana et questa ancora è privilegio particolari conceso per Sua Magestà alla nationi genoese  [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 1B, f. 673r]


La penuria d’acqua minaccia i gelsi: la lettera “confirmatoria” del 1592
Illustrissimo et Eccellentissimo Signore.
Li Giorati e Sindaco della Città di S.ta Lucia dicino a Vostra Eccellenza che in esso territorio vi è una quantità di acqua chiamata lo fiume grande di essa Città quale è stato solito macinare li molini e li spandenti di essa si hanno venduto a diversi persone li quali hanno tirato l’acqua di detti spandenti fori il territorio di essa Città in detrimento delli populi li quali non si hanno possuto servire di detti spandenti et hanno mancato di bevirarsi li possessioni delli cittaddini e consequentemente si hanno venuto a diminuire li frutti che produciano detti possessioni et particularmenti per non si havere possuto bevirare li celsi in molto detrimento delle gabelle regie maxime della seta che molto importa al servitio di Sua Maestà (…). [Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 3A 1590-1595, anno 1592, f. 140r]




sabato 20 ottobre 2012

L'ombra di Hans von Aachen nel cinquecentesco "Martirio di S. Sebastiano" della Cattedrale


Della chiesa di S. Sebastiano rimangono soltanto il portale in pietra con qualche sobria decorazione, i muri perimetrali ed alcune opere d’arte trasferite in altri edifici storici, dove qualcuna è stata pure trafugata. Rimane tuttavia la pala d’altare, che il recente rinvenimento di un documento consente di datare al 1594, come attesta peraltro la scheda gentilmente redatta per questo blog dalla dott.ssa Maria Pia Mistretta, storica dell’arte presso la Sovrintendenza di Messina, la quale sulla base di accurate e sapienti indagini ha collocato l'opera sulla scia del noto artista tedesco Hans von Aachen

Il quadro del "Martirio", si legge nel documento d’archivio, venne commissionato per ripopolare di fedeli la chiesa, che di lì a poco sarebbe stata interessata da imponenti lavori di ristrutturazione volti a tutelare la pubblica incolumità. Nel 1598, come attesta una delibera adottata dal consiglio comunale del tempo, tanto le strutture murarie quanto e soprattutto il tetto si presentavano infatti «fracassati et ruinati». L’organo consiliare deliberò allora di “reedificare” la chiesa “antiquamenti” fondata nel «Borgo nuovo», finanziando i lavori con l’introito di un tributo comunale (la «gabella degli Zaffari stretti»), che per un quadriennio avrebbe garantito un gettito annuo di 12 onze.

I lavori, gestiti dalla Confraternita della Resurrezione, erano ancora in corso nel 1611 e terminarono nel 1614, come attestava sino alla prima metà del Novecento la data leggibile sull’architrave del portale ancora esistente.

Tornando alla delibera consiliare del 1598 conviene ricordare che all’ordine del giorno era stato inserito un altro argomento, le continue manutenzioni all’acquedotto («cunzi et recunzi»), le quali lungi dal risolvere i problemi provocavano soltanto notevoli esborsi a carico delle casse comunali. Da qui le continue lamentele (“esclamazioni”) dei cittadini, che chiedevano un’opera solida e stabile, quale era, come osservavano i giurati in sede di proposta, un sistema di condutture sotterranee custodite entro volte a botte («anditi sotto terra damusati»). 

Le continue manutenzioni a questo o a quel tratto di condutture idriche «per portarsi l’acqua alli fontani della città» sono attestate da una gran quantità di documenti d’archivio, risalenti al periodo a cavallo tra fine Cinquecento ed inizio Seicento, dai quali emerge che spesso le forniture di “anditi” in creta venivano soddisfatte dalla vicina Pozzo di Gotto, allora territorio comunale di Milazzo, dove appunto esisteva uno sviluppatissimo artigianato con tanto di ricca produzione di condutture in creta.

Nel settembre 1598 giunse dunque la deliberazione consiliare che disponeva la nomina di quattro capimastri al fine di regidere il progetto di un moderno sistema di condutture in creta dammusate, ossia salvaguardate da volte a botte. A tal proposito il consiglio stanziava l’introito della gabella sulla seta di quell’anno, 226 onze che furono dunque distratte dal cantiere della Cattedrale, a favore della quale il tributo era stato stanziato dieci anni prima. Alla gara d’appalto del nuovo acquedotto avrebbero provveduto i giurati dell’anno successivo, i quali avrebbero adottato altresì le clausole del capitolato («capitoli et condizioni»).

Quanto appena riferito, ossia i continui disagi provocati dal sistema idrico comunale, i notevoli esborsi di denaro a carico delle casse comunali proprio per tale motivo, unitamente alle 600 onze di “congrua” che il Comune doveva versare annualmente ai religiosi luciesi, rimase indelebilmente scolpito nella memoria collettiva, tanto che nel 1892 Ludovico Fulci, nella sua pubblicazione sulle decime, riportò il detto, probabilmente coniato da lui, «Acqua ed Abazia sono la rovina di S. Lucia».


Ignoto, 1594, Martirio di S. Sebastiano (Cattedrale di S. Lucia del Mela, già nella chiesetta di S. Sebastiano - foto archivio dott.ssa Maria Pia Mistretta)


La scheda redatta dalla dott.ssa Maria Pia Mistretta - che si ringrazia per la gentile concessione - sintesi di uno studio più approfondito in corso di stampa.

Ancora una volta una carta d’archivio si pone come puntello documentario alle valutazioni derivanti dall’osservazione di un’opera. Nel caso specifico il documento abilmente reperito da Massimo Tricamo, datato al 1594, conferma l'appartenenza e la pertinenza cronologica del Martirio di San Sebastiano di Santa Lucia al multiforme clima del tardo manierismo siciliano. L'atto riferisce di un contributo concesso dal Senato della città per la commissione del quadro oggi in Cattedrale, ma in origine destinato alla chiesa dedicata al santo protettore contro la peste, al fine di conferire maggiore decoro e risvegliare l'attenzione dei fedeli verso il suddetto edificio sacro (vedi atto trascritto in basso).

L’opera, secondo formule stereotipate nella consuetudine della controriforma, distingue  il piano terrestre da quello celeste.

In basso , in primo piano, la scena del martirio, in cui l'imponenza delle figure determinava una immediata presa devozionale. Sulla sinistra il gruppo degli arcieri costituisce il nucleo drammatico della scena. Un contrasto intenso si evidenzia fra i volti turbati e fortemente caratterizzati dei carnefici, le loro sagome parzialmente in ombra, i muscoli tesi nello sforzo da una parte e, dall’altra, la bellezza radiosa del santo, interamente raggiunto dalla luce, il cui corpo, definito da un deciso plasticismo e da una massiccia volumetria, si offre docilmente al martirio, persino incurvandosi in una posizione parallela agli archi ostili. Il volto, incorniciato da una morbida capigliatura, esprime una serena accettazione della pena nella consapevolezza dell’imminente premio. Nella raffigurazione della scena l’ignoto artista prende le mosse da un’opera di identico soggetto realizzata dal tedesco Hans von Aachen (1551-1615) e resa ampiamente nota attraverso stampe e incisioni. Va sottolineato che proprio nella tradizione nordica era più usuale la presenza degli arcieri rispetto alla consuetudine italiana che prediligeva la raffigurazione iconica del santo.

Nel registro superiore il Cristo risorto fluttua su dense nuvole circondato da un alone di luce che ne sottolinea con forza il profilo e genera un effetto sorprendente. Più chiari e diretti sono qui i richiami all'ambito pittorico messinese, ed in particolare a Deodato Guinaccia: stringenti corrispondenze infatti legano il Cristo risorto qui raffigurato con l'analogo soggetto della Resurrezione del pittore napoletano del Museo Regionale di Messina. Non poco peso, nella determinazione dell’immagine, deve avere avuto il fatto che la custodia e l’amministrazione della chiesa di San Sebastiano era affidata alla Confraternita della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, come asseriscono alcuni documenti conservati nello stesso Archivio Comunale.

Il dipinto di Santa Lucia si configura quindi come una importante tessera del composito mosaico della stagione pittorica messinese sul declinare del XVI secolo.

 
Ignoto fiammingo
Sec. XVII
Olio su rame
cm 49,8 x 34,3

Fonte: Saint Sèbastien : rituels et figures [Catalogue rèdigè par Silvie Forestier. Cadre historique rèdigè par Chantal Martinet], Ministere de la Culture; [Rèunion des Musèes nationaux] Paris 1983 , p. 140.

La scheda relativa all'opera ricorda la particolare fortuna del dipinto di Von Aachen, realizzato nel 1590 per il collegio gesuita Saint-Michel di Munich
  



Martirio di S. Sebastino, Menaggio (CO), Villa Mylius-Vigoni, 1600 c.
Autore: Muller Jan Harmensz (1571/ 1628), iscrizione; Aachen Hans von (1552/ 1615), inventore
La stampa è una copia in controparte del dipinto di Aachen.
Fonte: http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/1q030-00329/


DOCUMENTI 
Il mandato di pagamento sul quadro di S. Sebastiano

Die 24 maj 2a Ind. 1594.

Pagati a p.ti Ant.no Cathalano onzi 2 li quali li damo per ajuto di costo de havere fatto fari lo quatro di S.to Sebastiano di la rina [dal nome della contrada S. Sebastiano l'Arena, ndr] di detta terra et quello posto nella detta ecclesia et questo per ajuto et augumento et decoro di detta ecclesia quali per il passato era abandonata per non esseri in quella il ditto quatro a mandato delli m[agnifici] Iurati in confesso fatto a li atti di notaro Culetta Lamendolia die 15 augusti 7 Inditionis 1594 [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 3b, f. 363v].

Nota:  la denominazione della «contrada di S. Sebastiano l'Arèna» si riscontra in un atto coevo trascritto dal Parisi nell'omonima "Giuliana" custodita presso l'Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela (notaio N. La Mendolia, tomo II, 1594, bastardello n. 3.302, f. 219r]


La delibera consiliare del 1598

Eodem (die 8 7bris VII Ind. 1598)

Preposta di parramento generali fatto per li magnifici Francesco Trimarchi Ascanio Carrozza et Paulo Guidotta et Cola Ioanni de Gregorj Iurati di questa Università di S.ta Lucia promulgato prius bando per loca solita et consueta ditte universitatis ad sonum campane ut moris est ut constat per Antoninum Cipulla publicus preconem.

Havendo questa Università bisogno dui cosi principali et necessarij senza le quale non po altrimenti vivere et in specie primariamente la ecclesia di S.to Bastiano fundata nel burgo novo di questa Università si antiquamenti senza la quale le genti per le officij divinj non si po con la scomodità grandi procederi (?) detta ecclesia intro lu centio (?) et comodo di detto burgo novo intendere missa // et altri officij necessarij et poiché le nostre antecessorij le anno mantenuto di quel meglio modo si ha potuto insino ad ogi non possendo più detenersi et remediarsi per la frattura cossì del antetto che pericolosamenti le genti intravano in quella et maza spricaczati (fracassati, ndr) et arruinati (rovinati, ndr) tanto che è necessario rimediarlo de ogni modo acciò si possa consequitare lo comodo necessarij alle devoti persone di questa Università non si po altramenti senza una grossa spesa se ha preposto con questo a voi altri gentilomini et citatini honorati quel meglio modo si potesse remediare et reedificare detta ecclesia innante che vada in terra et sia talmenti arruinata.

Et perché già comme proprio alimento l’acqua del università dentro la sudetta università a più anni et quasi di tanta anni è stata per li nostri predecessori non senza grandissima spesa puortata intro detta terra et ogi si arretrovano tutti le condutti et anditi de quella rutti et fricaczati et un molti cunzi et recunzi si ha detenuto insino ad ogi et in parti tanto che non possendo più remediare et le populi ne patino interesso per non havere detta acqua dentro detta università et sclamano che si comodi et si faczi de novo de modo tale che sia perpetua valitura et non spendere per li conze et reconze ogni anno senza far profitto et dare interesso grande alla università et che si dia principio tale che sia et si porti de modo // tale che sia perpetua con anditi sotto terra damusati di sorti tali che non habbiano più affare tanti conzi et reconze et spise stravaganti.

Masi Paulillo è di voto et parire prima intorno alla ecclesia di S.to Bastiano preposta per li magnifici iurati che si li diano le czafi stritti che inportano da onze dudici l’anno per anni quatro et si habbiano da mettere de suo tempo ad estintum candele per li magnifici Iurati che pro tempore sarranno per remediare et reedificare detta ecclesia finita la presenti gabella quali è per anni dui et et detto denaro si habbia da spindere per mano de mastro Geronimo Stilo come procuratore et fattore di detta ecclesia come più devoto et homo atto più de ogni altro.

In quanto alla conza del acqua non essendo più remedio dare reconze per le quale sa più interesso alla università senza far profitto alcuno volimo che si faczi de sorti tale che sia perpetua con piglare quatro capi mastrj et intendere loro savio parere per portarla sotto terra a damusata et fatta de sorti tale che dia satisfacionj alle populi con hoc che dato il modo e furma per detti capimastri si detenni et si habbia de mettere alla candila allo piò manco et ultimo offerenti per si estigniguia detta candila con le capitoli et conditioni per le magnifici Iurati intrante si farrà et per facilitatione et comodo della università de trovarsi il denaro // a detto effetto se le dia lo denaro della gabella della sita ingabellata questo presenti anno a Ioannj Andria Grosso per 226 come già per contratto appare nelli atti di Coletta la Mendolia tanto che la università restirà satisfatta in havere detta acqua senza la quale non si po vivere et questo è il suo voto et parere.

(…) Fuit conclusum cum voto et parere Thomasio Paolillo nemnie discrepante [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. I del 1595-1600, ff. 107v, 108r, 108v, 109r, 109v]


La conferma vigeregia (1598)

Philippus etc.
Vicerex in hoc Sicilie Nob. Iurati terre S.te Lucie fidelibus regij salutem è stato supplicato et provisto del modo sequenti. Illustrissimo et eccellentissimo Signore li giurati di S.ta Lucia dicino a Vostra Eccellenza che conoscendo la gran necessità che tene la povera eclesia di San Bastiano fundata nello burgo novo di essa terra. Et che tutta via tendi in rovina li mura et tetti fracassati et rovinati in tanto che per la povertà di quella non si potendo altramenti remidiare senza altra grossa somma non temendo essa povera ecclesia di potere supplire della spesa essendo quella comoda al servizio et culto divino per li poveri citatini di quella s’ha more solito congregato consiglio et per quello è stato concluso che se le dieno li zaffari stritti d’essa terra per anni quattro et s’habbiano da mettere alla candela passato il tempo per il quale dovria la gabella di quelli quali si possa imponere onze 12 l’anno in circa et che lo denaro si spenda per l’effetto predetto per lo procuratore di quella come per detto consiglio appare detempto alli 8 di 7bre presente supplicano per questo Vostra Eccellenza sia servita con //firmare detto consiglio come è giusto il che s’haveranno a somma gratia affinchè si possiano reparare li mura di detta chesa et *** supp.t ut altissimus. Messane 16 7bris XII Ind. 1598 Confirmetur Per essecuttione della quale provista vi ordinamo che exequite et facciati per cui spetta fare exequire et observare il sudetto pre calendato consiglio che noi quello in virtù della presente confirmamo laudamo et approbamo et pro vice regio munimine robboramo et validamo. Dat. Messane ultimo 7bris VII Ind. 1598.
Il Duque di Maqueda [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1595-1600, f. 338r]

La Cena di Gesù (sopra) e La Pasqua ebraica (sotto): due sculture lignee provenienti dalla chiesa di S. Sebastiano e successivamente trasferite al Palazzo Vescovile, dove sono state trafugate. Vi rimangono le sole cornici (si ringrazia per la gentile concessione il prof. Libero Rappazzo, profondo e geloso custode delle memorie patrie luciesi).
 



Il mandato di pagamento da cui si apprende che i lavori di ricostruzione della chiesa erano ancora in corso nel 1611.

Die primo aprilis 9 Ind. 1611

Noi giurati di questa Università di S.ta Lucia dicimo et ordinamo a voi Gio. Paolo Pagano thesoriero di detta Università che dallo dinaro pervenuto et da perveniri in vostro poteri pagati unci tri a Francesco Cucuzza governaturi della compagnia della gloriosissima risurrettione di nostro Signore Gesù Christo li quali ci li damo per l’agiuto della frabica che fa detta compagnia intro detta Università la quali fa una ecclesia di gran spisa si come al presente si frabica et per esseri fatti boni in vostri cunti da esso recuperireti atto publico di confessione dicimo onze 3.
Ioseph Monforti sindaco
don Melchiori Gratia I[urato]
don Paolo Pagano I[urato]
Petro lo Protho I[urato]
Thomasi Campagna I[urato]
Ottavio Carrozza d[eputato]
Petro Pagano d[eputato]
[Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1610-1615, f. 318v]

In basso la chiesetta di S. Sebastiano, oggi.