La Cattedrale di S. Lucia del
Mela innalzata su progetto di Iacopo del Duca, architetto e
scultore siciliano, allievo di Michelangelo, attivo tra l’altro a Roma, dove ha
lasciato inequivocabili testimonianze del suo straordinario talento. E’ quanto
sembra emergere da un documento di fine Cinquecento rinvenuto presso l’Archivio
Storico comunale di S. Lucia del Mela, attualmente interessato da un efficace
progetto di digitalizzazione voluto dal sindaco Antonino Campo per
salvaguardare e valorizzare la memoria del centro luciese, a ragione additato
quale “città d’arte”.
Finora il progetto della
Cattedrale di S. Lucia del Mela è stato pacificamente ritenuto opera di Vincenzo
Ferriato da Novara di Sicilia. A suffragare tale tesi una memoria rinvenuta nel
1935 da mons. Salvatore Cambria, poi ripresa da Padre Giovanni Parisi, in cui
l’avvio del cantiere della Matrice vien fatto risalire al 1607, anno in cui fu
concluso il contratto col Ferriato «per le maestrie tutte della fabbrica a
tenore del suo disegno». Una tesi che tuttavia è stata smentita dal recente
rinvenimento d’inedita documentazione d’archivio (si veda a tal proposito
quanto riportato in precedenza in questo stesso blog), la quale attesta
piuttosto che il cantiere già nel 1604 era stato avviato da tempo, mentre nel
1608 la Cattedrale risultava costruita per «la magior parti».
Ad aggiungere un’ulteriore
preziosa tessera al mosaico giunge adesso un mandato di pagamento, dove si
apprende l’esborso di un’onza a favore di Domenico Scibilia, per rimborsargli
quanto anticipato a «Iac[op]o Luduca
ingengneri per haversi tratenuto un jorno più in detta terra allura che venni
per fari lo modello della ecc[lesi]a et revisti l’acqua di detta Università [Comune,
ndr] et li anditi quali al spisso soleano guastarsi et spandia detta acqua a mandato
delli M[agnifi]ci Iurati die XV° Ianuarij 7a Ind. 1594 et confesso fatta a li
atti di notaro Coletta La Mendolia die primo 7bris VIII Ind. 1594» (Corte
Giuratoria, vol. 3b, vol. II, f. 366 verso).
Il documento in questione si
riferisce anche all’imponente fabbrica dell’acquedotto civico e riteniamo di
non ingannarci identificando la “ecclesia” citata con la Cattedrale, ossia con
la “maggiore ecclesia”, il cui cantiere venne avviato agli sgoccioli del
Cinquecento, come emerge peraltro dalla nomina in data 27 novembre 1594 dei procuratori delle fabbriche della maggiore
ecclesia sotto titolo di S. Lucia («procuratores maragmarium maijoris
ecc.ie sub vocabulo S.te Lucie») nelle persone di Ascanio Carrozza e appunto
del suddetto presbiterum Domenico Scibilia (Corte Giuratoria, vol. 3b,
f. 337 verso).
Sulla base di quanto appena
riferito, vanno dunque riconsiderati i lavori appaltati nel 1607 al Ferriato,
lavori di cui alla suddetta memoria, riconducibili piuttosto al completamento
del cantiere. Ed a questo punto sarebbe importante comprendere quale sia stata
l’influenza dei canoni progettuali dell’allievo del Michelangelo, il Del Duca
appunto, sulla fabbricazione della Cattedrale luciese. Il suo progetto («modello»)
fu eseguito o piuttosto venne accantonato in quanto troppo oneroso per le casse
comunali? O venne stravolto dagli interventi secenteschi del Ferriato?
Sinceramente non ci sembra che la Matrice luciese presenti i canoni tipici
della progettualità del Del Duca, anche se a tal proposito preferiamo far
esprimere chi di architettura se ne intende.
In questa fase, intanto, sarebbe
opportuno proseguire le ricerche sul periodo in questione, nella speranza che
dall’archivio comunale luciese possano emergere nuove acquisizioni sul cantiere
della Cattedrale. L’auspicio è che a tali ricerche contribuiscano soprattutto
gli studiosi in atto coinvolti dall’Amministrazione comunale nel processo di
digitalizzazione. Questo blog è a loro disposizione e di quant’altri vogliano
partecipare attivamente alla riscoperta dell’affascinante passato di S. Lucia
del Mela.
Merita un cenno l’altra opera che
richiamò l’attenzione del Del Duca, l’acquedotto civico, che un verbale di
seduta consiliare redatto il 24 settembre 1600 cita facendo riferimento
all’acqua «che veni nella piazza di detta terra et cala a baxo alla piazza
della valli et lo fundaco, di la quali si servono tutti li citatini di essa
terra portata con anditi di creta sotto terra» (cfr. Corte Giuratoria, 1595-1600, vol. 2, f. 449
verso). Anditi, ossia condutture sotterranee
in creta, che venivano periodicamente manutenzionate ed acquistate - a cavallo tra Cinque e Seicento - dal maestro
Girolamo Bertuccio, che spesso veniva retribuito per l’opera dei suoi operai
(un mandato di pagamento ne registra ben 34) e per le sue forniture di «oglio,
cuttuni, colla, anditi e giarrotti». Particolarmente interessante è poi questa
supplica in seguito alla quale nel 1599 fu accordata ai giurati (amministratori
comunali, ndr) la facoltà di punire con due onze, oltre al ripristino delle
opere danneggiate, quanti arrecavano seri danni all’acquedotto civico:
«Li Giurati della Terra di Santa Lucia dicino a V[ostra] E[ccellenza]
che l’Università di quella per farsi l’anditi seu acquedutti per l’acqua che
vene dentro essa terra si ci ha speso grossa somma di danari et perché alcuni
mali personi per loro commodità seu benefitio particolare senza però timore
della Iustitia ne licentia dell’esponenti in grande detrimento d’essa
Università rompino li detti anditi seu acquedutti tanto dentro quanto fora la
terra, et si servono di dett’acqua, il che ha resoluto, et risulta detrimento
grandissimo ricorrino per questo V. E. et la supplicano stia servita concederli
licenza che possano essi esponenti et loro successori ogni anno promulgare
banno penali a loro ben visto che di cetero nessuna persona possa rompere ne
toccare detti andati seu cursi di detta acqua ne di dentro ne di fora di essa
terra senza espressa licenza della maggior parte delli Giurati con che di tali
licenza se ni debbia far atto publico nell’atti di loro officio tutto per
evitare simili danni seu inconvenienti che deve d’esser giusto lo haveranno a
gratia di V. E. particolare ut altissimus.
Panorami 29 maij XI Ind. 1599» (Corte Giuratoria, 1595-1600, vol. 1, f. 263 recto).
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