Due ulteriori deliberazioni del
consiglio comunale, adottate rispettivamente nel 1616 e nel 1622, documentano
quanto siano stati travagliati i lavori di costruzione della Cattedrale. Un travaglio
connesso alla penuria di finanziamenti, segno evidente che l’introito della
gabella imposta sulle sete nel 1588, proprio per favorire i lavori di
ampliamento della vecchia matrice, venne ad un certo punto distratto a favore
di altre necessità cui doveva far fronte il bilancio comunale. Ne conseguì un notevole
rallentamento dei lavori in cantiere, tanto che nel 1622 erano ormai trascorsi
«piò di trenta anni» dalla posa della prima pietra senza che si fosse giunti
al completamento dei lavori medesimi, tutt’altro che a buon punto se vent’anni
dopo (1642) si provvedeva ancora al trasporto di una delle 12 colonne delle
navate.
Un cantiere durato mezzo secolo e
forse più, anche se il riferimento temporale di cui sopra (più di trent’anni)
risulta errato: i lavori iniziarono infatti non prima del 1592. A causare tanta lungaggine gli
storni di fondi a favore di altre priorità: uno di tali storni, risalente al
1611 e registrato negli Atti dei Giurati, è attestato anche dallo storico
luciese mons. Salvatore Cambria nella sua opera - pubblicata nel 1977 -
incentrata sul Beato Antonio Franco.
Lungaggini che causarono non
pochi disagi ai fedeli, i quali partecipavano alle funzioni in un vero e
proprio cantiere aperto. Nel 1622 le messe si celebravano in una Cattedrale che
si «retrova[va] in parte dirupata, di manera che con molta scommodità si
celebra[va]no li offitij divini». Una chiesa che tuttavia «in parte» era
agibile, tanto da potersi suonare persino l’organo: mandati di pagamento
documentano infatti, tanto nel 1615 quanto nel 1622, le retribuzioni periodiche
al soggetto preposto a «dare il vento all’organo della matrici ecclesia», ossia
ad azionarne il mantice (cfr. Corte Giuratoria, 1613/18 vol. 2, f. 537v e 1621/26 vol. 1, f. 23r). Lo stesso organo che nel
1633, come ricordato in precedenza, sarebbe stato gravemente danneggiato da una
giornata di forte vento, complice il mancato completamento delle opere murarie,
visto che la Cattedrale - così si legge in un mandato di pagamento emesso il 27
febbraio di quell’anno - era ancora “smorata”. Dalle ricerche d’archivio è
emerso inoltre che nel marzo 1621 la tribuna della Cattedrale era ancora
sprovvista di coperture, ragion per cui fu necessario dotarla di una copertura
lignea provvisoria.
Le ricerche d’archivio non hanno
invece svelato nulla su quel mastro Vincenzo Ferriato citato nella poco
attendibile memoria rinvenuta nel 1935 da mons. Cambria ed annotata tra i fogli
della «Giuliana della Cattedrale», manoscritto oggi custodito nell’archivio
della Curia (Palazzo Vescovile). Di lui sappiamo che nel dicembre 1607 si
aggiudicò i lavori di edificazione del Palazzo Vescovile. Ne fa fede questa
annotazione leggibile al tomo VI della Giuliana Parisi (notaio Fulco, ff. 302 r
e v):
«Fabrica di questo Palazzo Abaziale fatta da mastro Vincenzo Feriati
della Terra della Novara, a commissione del Reverendissimo D. Simone // Rao
Prelato in questa vedila per atti suddetti sotto il primo xbre VI Ind. 1607 al
foglio 186 del registro minute dell’anno 1607 e 1608».
L’appaltatore appena citato non
va confuso con il «mastro fabbricatore» Filippo Ferriato (o Feriati), autore
del disegno redatto nel 1615 e raffigurante il prospetto dello stesso Palazzo
Vescovile. Quel mastro Filippo, che nel febbraio 1616 si aggiudicò la gara d’appalto,
esperita con il metodo di estinzione delle candele vergini, relativa ad un
lotto dei lavori di costruzione del nuovo edificio carcerario, prevalendo su
mastro Girolamo Bartuccio, impegnato nel 1622 nei lavori di manutenzione del
civico acquedotto (cfr. Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, f. 82r). Nuovo edificio carcerario
che venne innalzato in sostituzione del vecchio, abbattuto intorno al 1609 per
far posto alla costruenda Cattedrale, la quale occupò anche l’area su cui prima
si innalzava la casa sprovvista di tetto di Paolo Guidotto. Ne fa fede questa
annotazione leggibile nella Giuliana Parisi, da cui si evince che tale casa
venne acquistata nel 1594 coi proventi della gabella della seta, destinati
proprio alla fabbrica della Matrice (Archivio Storico S. Lucia del Mela, notaio
Coletta La Mendolia, vol. 2 bastardelli, anno 1594, n. 3309, f. 219):
«Vendizione - Paolo Guidotto colla promessa de ratho per sua moglie, e
figli, in publico vendette a questa Magior Chiesa, sotto titolo di S.ta Lucia,
e per essa a Pietro Pagano come Procuratore della medesima un casaleno nuovo,
senza tetto, posto in questa nella contrada della Piazza, seu Fonte dell’Acqua,
quello istesso che il medesimo di Guidotto comprò da Bartolomeo e Mariano
Milone, dierum pel prezo di onze 33 ex patto etc.; quali doveansi dette onze 33
soddisfare da Ottavio Carroza come gabelloto della gabella della seta, colla
promessa della difesa, ed per atti sudetti sotto li 3 detto al foglio 19
retro».
Tornando a mastro Filippo
Feriati, lo ritroviamo ancora in attività nel nuovo carcere nell’agosto 1622 in due occasioni: per la stima
di un muro di confine tra lo stesso carcere e la casa di Biagio Milazzo e per
una copertura eseguita per riparare i prigionieri dalle piogge (cfr. Corte
Giuratoria, 1621/26 vol. 1, ff. 64v - 82v e 83r). Nel 1624 si aggiudicò invece l’appalto
per i lavori di costruzione della «Venerabile Chiesa di S. Filippo». Eccone la
notizia, registrata al terzo tomo della Giuliana Parisi (notaio Lombardo, f.
550r):
«Liberazione (aggiudicazione, ndr) delle fabriche della Venerabile
Chiesa di S. Filippo, territorio di questa, liberata da questo Regio Segreto
Dr. D. Rocco Antonio Stilo in persona di Mastro Filippo Feriati, vedi per atti
suddetti sotto li 10 marzo VII Ind. 1624 al foglio 402 del Bastardello
dell’anno 1623 e 1624».
Con la suddetta delibera del 1622
furono dunque destinati nuovi fondi alla costruzione della Cattedrale. In
verità si trattò di poche decine di onze, frutto delle sanzioni (ancora da
introitare) comminate in passato ai giurati dall’autorità superiore («maestro
giurato») per alcune irregolarità commesse nel corso del mandato. Una delibera
che riproponeva sostanzialmente il contenuto di altra adottata il 4 aprile 1616, ma
probabilmente rimasta lettera morta.
Fonti archivistiche:
Die 4 aprilis 14 Ind. 1616
Preposta di consiglio fanno li magnifici Marco Antonio Pagano Francesco
Carrozza Antonino Pagano et Vincenzo Andrea Trovato giurati di questa città di
S.ta Lucia promulgato prius bando per loca solita et consueta ditta Civitatis
qualiter pro Hyeronimum Aliberto publicum preconem
La chiamata di voi altri
gintilhomini et honorati citatini è stata perché dalli procuratore della
maggiore ecclesia di questa Università havendone fatto piò volte istanza che
l’havessimo dato alcuna elemosina per possere fabricare detta ecclesia et non
havendo possuto da per noi dare la sudetta elemosina senza haver licencia di
Sua Eccellenza et Real Patrimonio supplichiamo perciò Sua Eccellenza et Real
Patrimonio che essendo // la suddetta ecclesia disfatta si incomenzao di novo a
fabricare et ingrandire et per non havere havuto il dinaro necessario non si ha
possuto finire detta fabbrica il che chiaramente si vedi del che ottenimo
lettere di Sua Eccellenza che si congreghi consiglio et si *** la detta
necessità perciò procenderni conforme a detti lettere recognoxendo la necessità
di detta ecclesia per essere incapace che nelli giorni di festi la maggior
parte del populo non entra in detta ecclesia nelle messe sollenne per non
essere capace et anco per non restare la detta fabrica infinita havemo
congregato li VV. SS. et honorati citatini che supra ciò diano il suo voto et
parere.
Don Paulo Pagano Sindaco et
procuratore di essa città dice che per essere la maggiore ecclesia di questa Università
Cappella Regia et cossì disfatta et havendosi a piò tempo incomenzato la
fabrica di detta ecclesia per la incapacità che tene che chiaramente *** *** in
questa quadragesima prossima passata per lo piò il populo di questa Università
per non essere capace la detta ecclesia ha restato di non sentire li predichj
et officij divini et perciò per dare fine alla detta fabrica incomenzata et per
ampliare la sudetta ecclesia cossì per decoro del culto divino come anco per
salute delle anime di questa Università tanto piò essendo cappella di Sua
Maestà dice che per hora sinci diano li debiti che deve havere essa Università
delle intaulaturi et condenni fatti per li mastri giurati insino al presente
quali // sonno alla somma di onze 78.27.16 delli infrascritti personi videlicet
(…).
Eodem
Fuit conclusum supra dittum colloquium cum voto et parere don Pauli
Pagano sindaci [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte
Giuratoria, 1613/18 vol. 2, ff. 446v e segg.]
Die 20 novembris 6a Ind. 1622
Consiglio detempto per li spettabili Francesco Cucuzza Thomaso Campagna
et Antonino Pagano giurati di questa Città di S.ta Lucia promulgato prius banno
per loca solita et consueta ditta civitatis qualiter (?) Hieronimus Aliberto
publicum preconem unde.
Imperochè la maggiore ecclesia di
questa Città Cappella Regia per essere angusta et incapace di genti per la
antiquità che è stata fatta ad effetto di haversi ad ingrandire si incomenzao
ad fabricare a piò di anni trenta in qua et hoggi non può proseguire detta
fabrica e si retrova in parte dirupata di manera che con molto scommodità si
celebrano li offitij divini et per tal causa la maggiore parte delli populi
lasciano intendire li officij divini et essendo detta matrici ecclesia povera
che a soi dispesi non è // possibile fabbricarsi essendosi necessaria di molta
somma di dinari per la fabrica di detta ecclesia reconoscendo li giurati nostri
predecessori tali evidenti necessità supplicano Sua Altezza Serenissima et Real
Patrimonio se li dassiro pro modo per agiuto di detta fabrica li debiti di
condenni di malo expensione di giurati di questa città che pro tempore sonno
stati condennati dalli mastri giurati insino al presente per servitio del culto
et per potere li citatini andare in quella et vedere li offitij divini et fu
per Sua Altezza Serenissima et Real Patrimonio provisto che detenessimo
consiglio et quello concluso lo trasmetteriamo per la confirma et per renderni
conforme a detti lettere havemo fatto congregare loro et honorati citatini che
supra ciò ne diano lo suo voto e parere.
Gioseppi Monforti sindaco et
procuratore di detta Città dice che per essere la detta maggiore ecclesia cossì
incapace angusta et disfatta et per essere poverissima essendo di gran
necessità haversi ad ingrandire per potere le populi intendire li offici divini
come anco per decoro del culto divino sinci diano pro modo ditti li debiti che
si devono a questa Città dependenti di condenni fatti a giurati di mala expensione
insino al presente et anco du altri debiti *** *** uno di onze 22 quali dovea
lo quondam Petro Monastra olim collettore e per non havere dato plegeria foro
condannati a pagarlo li giurati de quel tempo et altro debito del quondam Mario
Cassisi olim gabelloto di onze 20 del quale anno ni foro condennati li giurati
per non havere fatto dare plegeria et che per la exigenza // di detti debiti
habbia cura lo procuratore della fabrica della maggiore eclesia et essendo don
Santoro di Paula procuratore di detta fabrica quali è al presente li dinari che
si exigeranno *** in suo potere et si spendano pro mano sua con polesa delli
giurati che sarranno pro tempore per la fabrica di detta ecclesia et non per
altra causa et ni vedano lo conto essi spettabili giurati et casu che detto don
Santoro fosse remosso da procuratore o per altra causa non amministrasse piò
detta procura che li giurati che sarranno in quel tempo eligano persona
sufficiente a loro ben vista allo quali si habbiano di depositari li dinari di
detti debiti et espendersi come di sopra et questo è lu suo voto et parere.
Eodem
(…) Fuit conclusum supra dittum colloquium cum voto et parere Ioseph
Monforti sindaci nemine discrepante [Archivio Storico comunale S. Lucia del
Mela, Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, ff. 229r e segg.]
Die 14 eiusdem [febbraio 14 Ind. 1616, ndr]
Li magnifici Marco Antonio Pagano
Antonino Pagano et Vincenzo Andrea Trovato mettino alla candela li frabici
delli carcerij li mastrij tantum con haverli ad finire fra mesi due da contarsi
di hoggi inante non mancando però per atratto con lo atratto in pede et li
damusi si habbiano di stimare lo vacante per *** con relaxarle la terza parte
conforme stimano nella città di Messina et lo intaglio et assettatura et
stima promulgato prius bando per loca
solita et consueta de *** qualiter (?) pro Sebastaianum Povia publicum preconem
unde.
Lo stato a tarì dieci la canna
per la Università, onze 0.10.
Fuit extinta candela nemine
dicente.
Eodem
Fuit accensa candela et posita ad
statum tarenom undecis singula canna, onze 0. 11.
Fuit exinta candela nemina
dicenti.
Eodem
Fuit iterum accensa candela et
posita ad statum tarenos duodecim singula canna, onze 0. 12.
mastro Filippo Feriato offerisce
onze 0.11.19
mastro Geronimo Bartuchio
offerisce onze 0.11.18
mastro Giulio di Mastro Petro
offerisce onze 0.11.17
mastro Geronimo Bartuchio
offerisce onze 0.11.16
mastro Filippo Feriato offerisce
onze 0.11.15
Fuit extinta candela supra ditto
de Feriato ultimo et minori offerenti [Archivio Storico comunale S. Lucia del
Mela, Corte Giuratoria, 1613/18 vol. 2, f.
445r]
Die 22 augusti V Ind. 1622
(…) pagati unzi quindici a mastro Filippo Feriato
mastro frabicatori quali ci li damo per la frabica di canni dechi et palmi
quatro fatti nelli carceri di essa città ad effetto di potersi coprire stante
che li poveri carcerati non ci ponno habitare per la quantità di acqua che
pioviano (?) in detti carceri et anco per poteri morare lo carcerario per la
fortificatione et guardia di essi (…) [Archivio Storico comunale S. Lucia del
Mela, Corte Giuratoria, 1621/26 vol. 1, ff. 82r e 82v]
Stima da parte di mastro Filippo
Feriato di un muro della casa di D. Biagio Milazzo:
Die 29 augusti V Ind. 1622
(…) per lo prezzo di canni 5 et
palmi quatro di muro per havere apogiato in quello la frabica delli carceri di
essa città et servi per mediante della sua casa [di Biagio Milazzo, ndr] et
ditta carceri (…) [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte
Giuratoria, 1621/26 vol. 1, f.
64v]
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