Della chiesa di S. Sebastiano rimangono soltanto il portale in pietra con
qualche sobria decorazione, i muri perimetrali ed alcune opere d’arte
trasferite in altri edifici storici, dove qualcuna è stata pure trafugata.
Rimane tuttavia la pala d’altare, che il recente rinvenimento di un documento
consente di datare al 1594, come attesta peraltro la scheda gentilmente redatta
per questo blog dalla dott.ssa Maria Pia Mistretta, storica dell’arte presso la
Sovrintendenza di Messina, la quale sulla base di accurate e sapienti indagini ha collocato l'opera sulla scia del noto artista tedesco Hans von Aachen.
Il quadro del "Martirio", si legge nel documento d’archivio, venne
commissionato per ripopolare di fedeli la chiesa, che di lì a poco sarebbe
stata interessata da imponenti lavori di ristrutturazione volti a tutelare la pubblica
incolumità. Nel 1598, come attesta una delibera adottata dal consiglio comunale
del tempo, tanto le strutture murarie quanto e soprattutto il tetto si
presentavano infatti «fracassati et ruinati». L’organo consiliare deliberò
allora di “reedificare” la chiesa “antiquamenti” fondata nel «Borgo nuovo»,
finanziando i lavori con l’introito di un tributo comunale (la «gabella degli
Zaffari stretti»), che per un quadriennio avrebbe garantito un gettito annuo di
12 onze.
I lavori, gestiti dalla Confraternita della
Resurrezione, erano ancora in corso nel 1611 e terminarono nel 1614, come
attestava sino alla prima metà del Novecento la data leggibile sull’architrave
del portale ancora esistente.
Tornando alla delibera consiliare del 1598 conviene
ricordare che all’ordine del giorno era stato inserito un altro argomento, le
continue manutenzioni all’acquedotto («cunzi et recunzi»), le quali lungi dal
risolvere i problemi provocavano soltanto notevoli esborsi a carico delle casse
comunali. Da qui le continue lamentele (“esclamazioni”) dei cittadini, che
chiedevano un’opera solida e stabile, quale era, come osservavano i giurati in
sede di proposta, un sistema di condutture sotterranee custodite entro volte a
botte («anditi sotto terra damusati»).
Le continue manutenzioni a questo o a quel tratto di
condutture idriche «per portarsi l’acqua alli fontani della città» sono
attestate da una gran quantità di documenti d’archivio, risalenti al periodo a
cavallo tra fine Cinquecento ed inizio Seicento, dai quali emerge che spesso le
forniture di “anditi” in creta venivano soddisfatte dalla vicina Pozzo di
Gotto, allora territorio comunale di Milazzo, dove appunto esisteva uno
sviluppatissimo artigianato con tanto di ricca produzione di condutture in
creta.
Nel settembre 1598 giunse dunque la deliberazione
consiliare che disponeva la nomina di quattro capimastri al fine di regidere il
progetto di un moderno sistema di condutture in creta dammusate, ossia
salvaguardate da volte a botte. A tal proposito il consiglio stanziava
l’introito della gabella sulla seta di quell’anno, 226 onze che furono dunque
distratte dal cantiere della Cattedrale, a favore della quale il tributo era
stato stanziato dieci anni prima. Alla gara d’appalto del nuovo acquedotto
avrebbero provveduto i giurati dell’anno successivo, i quali avrebbero adottato
altresì le clausole del capitolato («capitoli et condizioni»).
Quanto appena riferito, ossia
i continui disagi provocati dal sistema idrico comunale, i notevoli esborsi di
denaro a carico delle casse comunali proprio per tale motivo, unitamente alle
600 onze di “congrua” che il Comune doveva versare annualmente ai religiosi
luciesi, rimase indelebilmente scolpito nella memoria collettiva, tanto che nel
1892 Ludovico Fulci, nella sua pubblicazione sulle decime, riportò il detto,
probabilmente coniato da lui, «Acqua ed Abazia sono la rovina di S. Lucia».
Ignoto, 1594, Martirio di S. Sebastiano (Cattedrale di S. Lucia del Mela, già nella chiesetta di S. Sebastiano - foto archivio dott.ssa Maria Pia Mistretta)
Ignoto, 1594, Martirio di S. Sebastiano (Cattedrale di S. Lucia del Mela, già nella chiesetta di S. Sebastiano - foto archivio dott.ssa Maria Pia Mistretta)
La scheda redatta dalla dott.ssa Maria Pia Mistretta - che si ringrazia per la gentile concessione - sintesi di uno studio più approfondito in corso
di stampa.
Ancora una volta una carta
d’archivio si pone come puntello documentario alle valutazioni derivanti
dall’osservazione di un’opera. Nel caso specifico il documento abilmente
reperito da Massimo Tricamo, datato al 1594, conferma l'appartenenza e la
pertinenza cronologica del Martirio di
San Sebastiano di Santa Lucia al multiforme clima del tardo manierismo
siciliano. L'atto riferisce di un contributo concesso dal Senato della città
per la commissione del quadro oggi in Cattedrale, ma in origine destinato alla
chiesa dedicata al santo protettore contro la peste, al fine di conferire
maggiore decoro e risvegliare l'attenzione dei fedeli verso il suddetto
edificio sacro (vedi atto trascritto in basso).
L’opera, secondo formule
stereotipate nella consuetudine della controriforma, distingue il piano terrestre da quello celeste.
In basso , in primo piano, la
scena del martirio, in cui l'imponenza delle figure determinava una immediata presa
devozionale. Sulla sinistra il gruppo degli arcieri costituisce il nucleo
drammatico della scena. Un contrasto intenso si evidenzia fra i volti turbati e
fortemente caratterizzati dei carnefici, le loro sagome parzialmente in ombra,
i muscoli tesi nello sforzo da una parte e, dall’altra, la bellezza radiosa del
santo, interamente raggiunto dalla luce, il cui corpo, definito da un deciso
plasticismo e da una massiccia volumetria, si offre docilmente al martirio,
persino incurvandosi in una posizione parallela agli archi ostili. Il volto,
incorniciato da una morbida capigliatura, esprime una serena accettazione della
pena nella consapevolezza dell’imminente premio. Nella raffigurazione della
scena l’ignoto artista prende le mosse da un’opera di identico soggetto
realizzata dal tedesco Hans von Aachen (1551-1615) e resa ampiamente nota
attraverso stampe e incisioni. Va sottolineato che proprio nella tradizione
nordica era più usuale la presenza degli arcieri rispetto alla consuetudine
italiana che prediligeva la raffigurazione iconica del santo.
Nel registro superiore il Cristo
risorto fluttua su dense nuvole circondato da un alone di luce che ne
sottolinea con forza il profilo e genera un effetto sorprendente. Più chiari e
diretti sono qui i richiami all'ambito pittorico messinese, ed in particolare a
Deodato Guinaccia: stringenti corrispondenze infatti legano il Cristo risorto
qui raffigurato con l'analogo soggetto della Resurrezione del pittore
napoletano del Museo Regionale di Messina. Non poco peso, nella determinazione
dell’immagine, deve avere avuto il fatto che la custodia e l’amministrazione
della chiesa di San Sebastiano era affidata alla Confraternita della
Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, come asseriscono alcuni documenti
conservati nello stesso Archivio Comunale.
Il dipinto di Santa Lucia si
configura quindi come una importante tessera del composito mosaico della
stagione pittorica messinese sul declinare del XVI secolo.
Ignoto fiammingo
Sec. XVII
Olio su rame
cm 49,8 x 34,3
Fonte: Saint Sèbastien : rituels et figures [Catalogue
rèdigè par Silvie Forestier. Cadre historique rèdigè par Chantal Martinet], Ministere
de la Culture; [Rèunion des Musèes nationaux] Paris 1983 , p. 140.
La scheda relativa all'opera ricorda la particolare fortuna del dipinto di
Von Aachen, realizzato nel 1590 per il collegio gesuita Saint-Michel di Munich
Martirio di S. Sebastino, Menaggio (CO), Villa Mylius-Vigoni, 1600 c.
Autore: Muller Jan Harmensz (1571/ 1628), iscrizione; Aachen Hans von (1552/ 1615), inventore
La stampa è una copia in controparte del dipinto di Aachen.
Fonte: http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/1q030-00329/
DOCUMENTI
Il mandato di pagamento sul quadro di S.
Sebastiano
Die
24 maj 2a Ind. 1594.
Pagati
a p.ti Ant.no Cathalano onzi 2 li quali li damo per ajuto di costo de havere
fatto fari lo quatro di S.to Sebastiano di la rina [dal nome della contrada S. Sebastiano l'Arena, ndr] di detta terra et quello
posto nella detta ecclesia et questo per ajuto et augumento et decoro di detta
ecclesia quali per il passato era abandonata per non esseri in quella il ditto
quatro a mandato delli m[agnifici] Iurati in confesso fatto a li atti di notaro
Culetta Lamendolia die 15 augusti 7 Inditionis 1594 [Archivio Storico comunale
S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. 3b, f. 363v].
Nota: la denominazione della «contrada di S. Sebastiano l'Arèna» si riscontra in un atto coevo trascritto dal Parisi nell'omonima "Giuliana" custodita presso l'Archivio Storico comunale di S. Lucia del Mela (notaio N. La Mendolia, tomo II, 1594, bastardello n. 3.302, f. 219r]
La delibera consiliare del 1598
Eodem (die 8 7bris VII Ind. 1598)
Preposta
di parramento generali fatto per li magnifici Francesco Trimarchi Ascanio
Carrozza et Paulo Guidotta et Cola Ioanni de Gregorj Iurati di questa
Università di S.ta Lucia promulgato prius bando per loca solita et consueta
ditte universitatis ad sonum campane ut moris est ut constat per Antoninum
Cipulla publicus preconem.
Havendo
questa Università bisogno dui cosi principali et necessarij senza le quale non
po altrimenti vivere et in specie primariamente la ecclesia di S.to Bastiano
fundata nel burgo novo di questa Università si antiquamenti senza la quale le
genti per le officij divinj non si po con la scomodità grandi procederi (?)
detta ecclesia intro lu centio (?) et comodo di detto burgo novo intendere
missa // et altri officij necessarij et poiché le nostre antecessorij le anno
mantenuto di quel meglio modo si ha potuto insino ad ogi non possendo più
detenersi et remediarsi per la frattura cossì del antetto che pericolosamenti
le genti intravano in quella et maza spricaczati (fracassati, ndr) et arruinati
(rovinati, ndr) tanto che è necessario rimediarlo de ogni modo acciò si possa
consequitare lo comodo necessarij alle devoti persone di questa Università non
si po altramenti senza una grossa spesa se ha preposto con questo a voi altri
gentilomini et citatini honorati quel meglio modo si potesse remediare et
reedificare detta ecclesia innante che vada in terra et sia talmenti arruinata.
Et
perché già comme proprio alimento l’acqua del università dentro la sudetta
università a più anni et quasi di tanta anni è stata per li nostri predecessori
non senza grandissima spesa puortata intro detta terra et ogi si arretrovano
tutti le condutti et anditi de quella rutti et fricaczati et un molti cunzi et
recunzi si ha detenuto insino ad ogi et in parti tanto che non possendo più
remediare et le populi ne patino interesso per non havere detta acqua dentro
detta università et sclamano che si comodi et si faczi de novo de modo tale che
sia perpetua valitura et non spendere per li conze et reconze ogni anno senza
far profitto et dare interesso grande alla università et che si dia principio
tale che sia et si porti de modo // tale che sia perpetua con anditi sotto
terra damusati di sorti tali che non habbiano più affare tanti conzi et reconze
et spise stravaganti.
Masi
Paulillo è di voto et parire prima intorno alla ecclesia di S.to Bastiano
preposta per li magnifici iurati che si li diano le czafi stritti che inportano
da onze dudici l’anno per anni quatro et si habbiano da mettere de suo tempo ad
estintum candele per li magnifici Iurati che pro tempore sarranno per remediare
et reedificare detta ecclesia finita la presenti gabella quali è per anni dui
et et detto denaro si habbia da spindere per mano de mastro Geronimo Stilo come
procuratore et fattore di detta ecclesia come più devoto et homo atto più de
ogni altro.
In
quanto alla conza del acqua non essendo più remedio dare reconze per le quale
sa più interesso alla università senza far profitto alcuno volimo che si faczi
de sorti tale che sia perpetua con piglare quatro capi mastrj et intendere loro
savio parere per portarla sotto terra a damusata et fatta de sorti tale che dia
satisfacionj alle populi con hoc che dato il modo e furma per detti capimastri
si detenni et si habbia de mettere alla candila allo piò manco et ultimo
offerenti per si estigniguia detta candila con le capitoli et conditioni per le
magnifici Iurati intrante si farrà et per facilitatione et comodo della
università de trovarsi il denaro // a detto effetto se le dia lo denaro della
gabella della sita ingabellata questo presenti anno a Ioannj Andria Grosso per
226 come già per contratto appare nelli atti di Coletta la Mendolia tanto che
la università restirà satisfatta in havere detta acqua senza la quale non si po
vivere et questo è il suo voto et parere.
(…)
Fuit conclusum cum voto et parere Thomasio Paolillo nemnie discrepante
[Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. I del 1595-1600, ff. 107v, 108r, 108v, 109r, 109v]
La conferma vigeregia (1598)
Philippus etc.
Vicerex
in hoc Sicilie Nob. Iurati terre S.te Lucie fidelibus regij salutem
è stato supplicato et provisto del modo sequenti. Illustrissimo et
eccellentissimo Signore li giurati di S.ta Lucia dicino a Vostra Eccellenza che
conoscendo la gran necessità che tene la povera eclesia di San Bastiano fundata
nello burgo novo di essa terra. Et che tutta via tendi in rovina li mura et
tetti fracassati et rovinati in tanto che per la povertà di quella non si
potendo altramenti remidiare senza altra grossa somma non temendo essa povera
ecclesia di potere supplire della spesa essendo quella comoda al servizio et
culto divino per li poveri citatini di quella s’ha more solito congregato
consiglio et per quello è stato concluso che se le dieno li zaffari stritti
d’essa terra per anni quattro et s’habbiano da mettere alla candela passato il
tempo per il quale dovria la gabella di quelli quali si possa imponere onze 12
l’anno in circa et che lo denaro si spenda per l’effetto predetto per lo
procuratore di quella come per detto consiglio appare detempto alli 8 di 7bre
presente supplicano per questo Vostra Eccellenza sia servita con //firmare
detto consiglio come è giusto il che s’haveranno a somma gratia affinchè si
possiano reparare li mura di detta chesa et *** supp.t ut altissimus. Messane
16 7bris XII Ind. 1598 Confirmetur
Per essecuttione della quale provista vi ordinamo che exequite et facciati per
cui spetta fare exequire et observare il sudetto pre calendato consiglio che
noi quello in virtù della presente confirmamo laudamo et approbamo et pro vice
regio munimine robboramo et validamo. Dat. Messane ultimo 7bris VII Ind. 1598.
Il
Duque di Maqueda [Archivio Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte
Giuratoria, vol. II del 1595-1600,
f. 338r]
La Cena di Gesù (sopra) e La Pasqua ebraica (sotto): due sculture lignee provenienti dalla chiesa di S. Sebastiano e successivamente trasferite al Palazzo Vescovile, dove sono state trafugate. Vi rimangono le sole cornici (si ringrazia per la gentile concessione il prof. Libero Rappazzo, profondo e geloso custode delle memorie patrie luciesi).
La Cena di Gesù (sopra) e La Pasqua ebraica (sotto): due sculture lignee provenienti dalla chiesa di S. Sebastiano e successivamente trasferite al Palazzo Vescovile, dove sono state trafugate. Vi rimangono le sole cornici (si ringrazia per la gentile concessione il prof. Libero Rappazzo, profondo e geloso custode delle memorie patrie luciesi).
Il mandato di
pagamento da cui si apprende che i lavori di ricostruzione della chiesa erano
ancora in corso nel 1611.
Die primo aprilis 9 Ind. 1611
Noi
giurati di questa Università di S.ta Lucia dicimo et ordinamo a voi Gio. Paolo
Pagano thesoriero di detta Università che dallo dinaro pervenuto et da
perveniri in vostro poteri pagati unci tri a Francesco Cucuzza governaturi
della compagnia della gloriosissima risurrettione di nostro Signore Gesù
Christo li quali ci li damo per l’agiuto della frabica che fa detta compagnia
intro detta Università la quali fa una ecclesia di gran spisa si come al
presente si frabica et per esseri fatti boni in vostri cunti da esso recuperireti
atto publico di confessione dicimo onze 3.
Ioseph
Monforti sindaco
don
Melchiori Gratia I[urato]
don
Paolo Pagano I[urato]
Petro
lo Protho I[urato]
Thomasi
Campagna I[urato]
Ottavio
Carrozza d[eputato]
Petro
Pagano d[eputato]
[Archivio
Storico comunale S. Lucia del Mela, Corte Giuratoria, vol. II del 1610-1615, f. 318v]
In basso la chiesetta di S. Sebastiano, oggi.
In basso la chiesetta di S. Sebastiano, oggi.
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